Alberto Marchesani: l'ultra runner adriese reduce da una impresa nel deserto dei Gobi
Ha portato a termine l'ottava impresa da ultrarunner correndo la "Gobi March", 250 km nella terra di Gengis Khan

Il 47enne adriese Alberto Marchesani, ha portato a termine l'ottava impresa da ultra runner correndo la "Gobi March": 250 km nella terra di Gengis Khan.

La "Gobi March" 2025 si è svolta dal 22 al 28 giugno; inserita nella "4 Deserts Ultramarathon", essa ha avuto luogo nella regione di Karakorum, in Mongolia Centrale.
Ed è proprio nelle steppe della Mongolia, ai margini del deserto del Gobi, tra soffici dune sabbiose, antiche foreste e la rocciosa Valle dell'Orkhon, che Alberto Marchesani, in autosufficienza ha partecipato a questa ultramaratona a tappe, dove passione per la corsa e valore della fatica sono portati all'estremo.
Alberto Marchesani, ha compiuto il viaggio di 250 km in 6 stage, condividendolo con 120 partecipanti provenienti da 31 nazioni nel mondo, ed esordisce così:
“E' l’ultra più emozionante che abbia fatto ad oggi, capace di farmi comprendere ancora una volta come, seppur piccoli e limitati, siamo parte di una vastità immensa e meravigliosa: una prova in costante progressione, conclusa anche con un buon 29° piazzamento”.

Ma quali sono stati i momenti più difficili da superare?
“Non dimenticherò mai la prima giornata, partita alle 8 con 30° all’ombra: tra il caldo e i 10 kg di zaino sulla schiena, al 15° km sono andato in ‘fame d’aria’ e, a causa di una leggera disidratazione, dopo 5 km mi sono sentito male. Grazie a un bastoncino prestato da un runner greco, ho raggiunto il checkpoint per riposare ed essere assistito da un medico. In seguito ho concluso la tappa, da cui si sono ritirati in dieci. Nella quarta, la più lunga da 80 km, ci hanno avvisato al 76° km dell’arrivo di una tempesta di fulmini. Con poncho e lucetta frontale ho cercato di affrontare i km finali, correndo e accovacciandomi per proteggermi, fino a quando, a 750 m dal traguardo, sono stato improvvisamente trascinato nel furgone dello staff, che aveva deciso di sospendere la corsa”.

Viene da chiedersi “chi te lo fa fare?”
“È un’esperienza che si costruisce con la programmazione ma devi essere disposto a stravolgere in un attimo tutti i piani, adattandoti ai cambiamenti - prosegue Alberto - Con il tempo sono diventato consapevole della fatica che devo sostenere e la so dosare: è una grande alleata perché amplifica la sensibilità e ti permette di scavare nel profondo. E poi arriva sempre il momento liberatorio, per me l’ultima tappa di 42 km: temperatura ottima, zaino leggero e un paesaggio completamente diverso con tanto verde, dolci montagne e persone deliziose circondate da cavalli, mucche, pecore, cammelli. Mozzafiato l’arrivo al monastero buddista di Erdene Zuu vicino Karakorum, antica capitale mongola, festeggiato con un banchetto dei locali".

I precedenti
In passato, Marchesani ha corso varie ultramaratone in autosufficienza, sfidando i quattro elementi naturali: dopo l’atmosfera glaciale della Siberian Ice Half Marathon del 2015, nel 2019 ha affrontato la Fire & Ice Ultra islandese.
E' nel deserto, però, che il nostro personaggio sembra trovarsi al meglio ed, infatti, ha partecipato alla Oman Desert Marathon nel 2017, alla mitica Marathon des Sables nel 2022, alla Namib Race nel 2024.
Nel suo taccuino è finita anche per due volte la "100 km del Passatore".
Ritorno ad Adria
Alberto Marchesani oggi vive a Ravenna ma da qualche tempo è tornato a ripercorrere i luoghi dell’infanzia adriese ed ha organizzato "Epica dell'Acqua: 100 km in 3 tappe nel Delta del Po Veneto, durante i quali runner e camminatori assecondano da sud a nord il fiume più lungo d’Italia nel suo Delta, immersi nel suggestivo basso Polesine. La terza edizione si correrà dal 17 al 19 ottobre 2025, 30 km giornalieri, abbandonando ogni spirito competitivo per lasciare spazio solo alle emozioni.

Per saperne di più: http://www.epicadellacqua.it