Il mondo della Sanità polesana in questi giorni è in fibrillazione e grande eco stanno avendo le dichiarazioni fatte dai responsabili sindacali di settore della Cgil e della Uil di Rovigo:
“C’è un disegno che vuole portare allo smantellamento del sistema sanitario così come lo conosciamo, e cosa sta succedendo nelle sacre stanze dei Direttori: quello Generale e quelli delle altre Unità Organizzative dell’Aulss n. 5, non ultima quella Amministrativa?”
E’ quanto si sono chiesti a voce alta, nel corso dell’Assemblea convocata l’8 ottobre 2025, Riccardo Mantovan del comparto Funzione Pubblica della Cgil (FP CGIL) e Cristiano Maria Pavarin di Funzione Pubblica Uil (UIL FPL), che hanno così riportato il malcontento generalizzato che si va registrando tra il personale dipendente.

In una nota congiunta, le Sezioni di Rovigo delle due sigle sindacali, denunciano una situazione di emergenza dettata da carenze di personale, servizi ridotti e difficoltà a garantire l’assistenza ai cittadini.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso, sarebbe stata l’improvvida e scarna analisi fatta proprio dal Direttore Generale Pietro Girardi – responsabile della gestione complessiva e delle strutture operative, della nomina dei Direttori del Servizio Sanitario, Amministrativo e Sociale – per il quale:
“Troppi dipendenti se ne vanno e non si possono fare miracoli”.

“Non è una giustificazione – ha ribadito anche a noi Riccardo Mantovan – ma, anzi, la conferma che il sistema è vicino al collasso”.

Cosa denunciate, Mantovan?
“La lista è lunga, ma possiamo partire da Trecenta dove sono stati depotenziati il Pronto Soccorso e l’area medica, passando per Adria dove il Reparto di Radiologia è costretto a turni notturni dai quali non ci può sottrarre mentre, in compenso, nelle ore notturne manca l’automedica del Suem”.
Il paventato smantellamento
Dopo averla favorita, insomma, la scarsità di personale altro non sarebbe che il pretesto per giustificare la graduale cessione al privato di quello che era il nostro esemplare servizio pubblico:
“Una precisa scelta politica e gestionale che denota la poca considerazione nella quale è tenuto il territorio polesano per il quale, degli organizzati ospedali di antica memoria, altro non resterebbero che i muri: semplici contenitori di servizi minimi, privi di autonomia e di futuro. Una prospettiva inaccettabile per una provincia già segnata da isolamento geografico, invecchiamento della popolazione e difficoltà di accesso alle cure”.
Cosa chiedete, Mantovan?
“Intanto lo scorso 2 ottobre 2025, abbiamo presentato una formale diffida all’azienda e poi, FP CGIL e UIL FPL chiedono un intervento immediato della Regione Veneto e della Direzione dell’Ulss5 Polesana che si traduca in:
- un piano straordinario di assunzioni, riapertura dei servizi essenziali a Trecenta e Adria;
- il ripristino dei turni h24 in Radiologia e nei reparti di emergenza;
- un confronto trasparente con i Sindaci e Sindacati ”.
Quando il diritto diventa un lusso
“La sanità pubblica del Polesine – ripete per noi Riccardo Mantovan – è un bene comune e un diritto dei cittadini, non un lusso da difendere solo a parole.
Difenderla oggi significa garantire futuro, sicurezza e dignità al nostro territorio e ai lavoratori che ogni giorno, tra mille difficoltà, tengono in piedi un sistema ormai al limite”.
Nursind
Se Atene piange, Sparta non ride: grave disagio per il personale sanitario e sociosanitario dell’Aulss5 Polesana, infatti, viene contestualmente denunciato anche da Nursind, sindacato delle professioni infermieristiche in Italia e secondo sindacato per numero di iscritti all’interno dell’Ulss:
“Riteniamo sia giunto il momento di fare il punto sulla situazione e di dare voce ai lavoratori di questa azienda, che stanno vivendo una situazione di profondo disagio anche a causa di scelte organizzative e gestionali dell’Aulss5 Polesana, che non condividiamo e che rischiano di compromettere i diritti dei lavoratori”.
In questo caso sono il Segretario Territoriale Nursind Rovigo, Nicola Franco e quello regionale Egidio Busatto, ad aver denunciato puntualmente le criticità che hanno riempito paginate della stampa locale, ovvero:
- carenza di personale e disorganizzazione;
- richieste ignorate e promesse mancate in termini, ad esempio, di condizioni di lavoro dignitose o buoni pasto per chi non può accedere alla mensa aziendale;
- strutture infrastrutturali o di ospitalità inadeguate e carenze organizzative;
- mobilità interna e assunzioni bloccate.
A fattor comune
Praticamente concordano su tutto le sigle sindacali qui sopra chiamate in causa, ma a fattor comune sembra stare la consapevolezza che la sostenibilità del sistema sanitario locale dipende dalla capacità di garantire dignità, sicurezza e benessere a chi vi lavora.
Sono delusi i sindacati
Si, sono delusi i sindacati e chiedono attenzione, rispetto e piena applicazione dei diritti contrattuali dei lavoratori, per poter operare in condizioni dignitose e sicure, anche per la tutela del loro benessere psicofisico.