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Tina Modotti: fotografa e rivoluzionaria del XX secolo

Tina Modotti: fotografa e rivoluzionaria del XX secolo
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Le radici di Tinissima

Tinissima fu il soprannome con cui la madre di Assunta Adelaide Luigia Modotti era solita chiamare affettuosamente la figlia. Tina Modotti, fotografa, rivoluzionaria e icona del XX secolo nasce nel 1896 a Udine da una famiglia povera, che ben presto è costretta a emigrare. I primi anni del Novecento sono segnati da un flusso continuo di partenze da parte di persone e famiglie spinte dalla speranza di un futuro migliore, e anche la famiglia Modotti arriva a decidere di trasferirsi in Austria, dove resta per sei anni per poi tornare nuovamente ad Udine. Ma non ci sono solo ombre e tormenti nella vita di Tina: nella sua infanzia troviamo anche momenti e persone importanti come lo zio Pietro Modotti, che possedeva uno studio fotografico, e che le insegna, in quegli anni, i primi rudimenti della fotografia.

Vuoi scoprire di più su Tina Modotti, fotografa e rivoluzionaria tra le più iconiche del XX secolo? Palazzo Roverella a Rovigo, fino al 28 gennaio 2024, ospita la più grande monografica mai proposta in Italia sull’opera di Tina Modotti, curata da Riccardo Costantini con la collaborazione di Gianni Pignat e Piero Colussi.

Tina Modotti fotografa: gli inizi e la carriera nel cinema

Tina Modotti è una fotografa di fama internazionale, ma non tutti sanno che i suoi esordi sono avvenuti in ambito teatrale e cinematografico. Nel 1912 la ricerca di una vita migliore porta il padre a decidere di ripartire, questa volta per l’America e di lì a poco Tina decide di seguirlo. Raggiunta la famiglia trova subito lavoro nel settore tessile, anche perchè era il mestiere che aveva sempre fatto seguendo la madre, ma il suo animo irrequieto la spinge a guardare in altre direzioni, a cercare nuove strade, e alla fine a immergersi nello stimolante contesto culturale americano di quegli anni: pur non avendo mai recitato, grazie al suo gradevole aspetto dai tratti esotici e al suo naturale fascino comincia la sua avventura nei teatri degli emigranti di Little Italy e arriva a Hollywood nel 1920. In poco tempo sarà la protagonista di tre film, di cui uno è arrivato fino a noi. Ma la sua carriera nel cinema ha vita breve, perché per Tina ogni cosa ha un altro verso e il cinema sembra più interessato al suo corpo piuttosto che ai suoi veri talenti.

Se recitare vuol dire continuare a mostrare la superficie e per Tina questo non è accettabile, l’ambiente che ruota intorno al cinema si dimostra invece stimolante, curioso, in una sola parola interessante: Tina conosce un giovane pittore francese, Roubaix “Robo” de l’Abrie Richey. Lo sposa, per poi incontrare il grande fotografo Edward Weston e costruire una solida amicizia che si trasformerà alla fine in un’intensa passione. Rimasta vedova per la morte improvvisa di Robo mentre ritornava da un viaggio nel Messico rivoluzionario, Tina a sua volta decide di voler conoscere, scoprire e vivere quella terra e i suoi nuovi ideali. Edward Weston l’accompagna in questo nuovo viaggio, e Tina ne sarà l’allieva, l’assistente, la modella e la compagna. Edward fotografa Tina, fotografa il Messico ed insegna a Tina a fotografare. Come ogni allieva, Tina risente nei suoi primi lavori dell’influenza del suo maestro, ma ben presto, acquisendo maggior sicurezza e conoscenza del mezzo fotografico, intraprende una sua ricerca e arriva a definire un suo stile. È così che Tina Modotti diventa fotografa e grande protagonista del XX secolo.

Tina Modotti da fotografa ad attivista

Una vita segnata da un continuo viaggiare e da radicali cambi di vita, alcune volte per motivi sentimentali, altre volte per ideali politici, altre volte ancora per le sue ricerche. Tina Modotti è fotografa, ma non solo: vive intensamente ogni occasione, ogni situazione, ogni impegno. Attivista convinta del partito comunista, la sua vita politica si lega indissolubilmente a quella sentimentale, e questo continuo intreccio la porta ad attraversare otto Paesi e a parlare cinque lingue: dalla sua patria natia, all’Austria, dagli Stati Uniti al Messico, e poi la Spagna, la Germania, la Russia e ancora il Messico, fino alla morte avvenuta ancora in giovane età, a 46 anni, nel 1942. Una personalità complessa, una vita intensissima e in qualche modo leggendaria, i cui accadimenti hanno spesso prevalso rispetto al suo essere fotografa; una breve parentesi in effetti di solo sette anni, dal 1923 al 1930, ma che ha segnato la storia della fotografia.

Oggi, grazie a una ricerca nata più di vent’anni fa e portata avanti da Cinemazero, con Piero Colussi e Gianni Pignat, sono stati identificati 500 scatti autografi che ci accompagnano alla riscoperta del suo lavoro e del suo impegno sociale. Tina catturò con la sua macchina fotografica la realtà, i fiori e le piante, le architetture, le persone e le battaglie per le riforme in Messico, il popolo e le sue tradizioni.

Sempre diversa, ma sempre Tina, una matrioska resiliente, come l’ha definita Gianni Pignat, che affascina nel suo saper adattarsi e resistere ogni volta che “cambia pelle”, ma che riesce a rimanere coerente anche quando evolve.

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