Torino

Rubati 40 anni fa, i dipinti della chiesa di San Bortolo torneranno a Rovigo

Diciassette dipinti e due sculture sono stati recuperati dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Torino nel corso dell’indagine convenzionalmente denominata “Pro Ecclesia”

Rubati 40 anni fa, i dipinti della chiesa di San Bortolo torneranno a Rovigo
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Alcune tele rubate 40 anni fa dalla chiesa di San Bortolo a Rovigo sono state recuperate dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Torino nel corso dell’indagine convenzionalmente denominata “Pro Ecclesia”.

Rubati 40 anni fa, i dipinti della chiesa di San Bortolo torneranno a Rovigo

Il 3 agosto 1983 sono stati rubati alcuni dipinti dalla chiesa di San Bortolo a Rovigo. Per 40 anni nessuno ha saputo dove fossero, le tele son state vendute e acquistate con documenti falsi sulla provenienza. Ma grazie a un'indagine della Procura della Repubblica di Torino alcune di queste tele e altri beni culturali sono recuperati e riconsegnati alle rispettive città d'origine.

L’indagine "Pro Ecclesia", coordinata dalla Procura della Repubblica di Torino, era iniziata nell’ottobre del 2021 e si è conclusa ieri 30 maggio 2023 con il recupero di 17 e dipinti e due sculture.

L'indagine

L’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Torino, era iniziata nell’ottobre del 2021, con il rinvenimento, su una piattaforma online specializzata nella vendita di beni antiquariali, di quattro dipinti rubati il 3 agosto del 1983 dalla chiesa di San Bortolo di Rovigo (RO).

Si trattava di quattro opere pittoriche del XVII secolo attribuite al maestro veneto Giovanni Battista Cromer, raffiguranti i santi Ambrogio, Benedetto, Agostino e Gregorio Magno, in vendita a prezzi compresi tra tremila e cinquemila euro.

La ricostruzione della filiera possessoria

La ricostruzione della filiera possessoria di quei dipinti ha condotto i Carabinieri a individuare, nel torinese, un deposito di proprietà di un collezionista ormai deceduto che, nel corso di molti anni, aveva acquistato e poi rivenduto numerose altre opere illecite.

L’analisi della documentazione rinvenuta nel magazzino scoperto dai Carabinieri ha permesso di sviluppare ulteriori indagini e scoprire altri beni culturali rubati tra il 1980 e il 1990 alle parrocchie di Rovigo (RO), Longare (VI), Casaleone (VR), San Martino in Este (PD), Bozzolo (MN), Cazzago San Martino (BS), e Montagnana (PD).

Quasi tutte le opere erano state vendute più volte sul mercato antiquariale, circolando per anni all’insaputa di venditori e acquirenti ingannati dalle false documentazioni sulla loro provenienza. In un caso, il riciclaggio delle opere ha portato a una scellerata manipolazione dell’opera come quella rivelata dal rinvenimento di un frammento raffigurante “tre putti” ritagliato da una pala d’altare del XVII secolo attribuito a Francesco Zanella1, rubata nel 1981 dalla Chiesa di San Martino in Este (PD).

Il recupero

Il recupero delle numerose opere è stato possibile attraverso un corale impegno di tutte le articolazioni dell’Arma a livello nazionale che hanno consentito di rinvenire e sequestrare le opere a Torino, Milano, Genova, Firenze, Perugia, Ascoli Piceno e Padova.

Uno straordinario aiuto nella conduzione delle attività investigative dei Carabinieri è derivato dalla “Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti”, gestita dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale.

Il commercio illecito delle opere rubate dalle chiese comporta sicuramente un danno enorme alla cultura, alla memoria e alla devozione religiosa della comunità alla quale le opere appartengono e compromette, inoltre, l’affidabilità del mercato antiquariale con grave pregiudizio agli inconsapevoli acquirenti i quali, pur in buona fede, si vedono privati del possesso delle opere.

La legge italiana considera, infatti, privo di valore il contratto di compravendita dei beni che sono stati rubati dagli enti ecclesiastici con la conseguenza che le opere d’arte devono sempre essere sottratte ai possessori e restituite alle Chiese di provenienza.
La favorevole conclusione dell’indagine “Pro Ecclesia” costituisce occasione di riflessione sull’importanza di un acquisto consapevole dei beni culturali.

La legislazione italiana - per dissuadere la circolazione illecita delle opere e ostacolare il circuito della ricettazione dei beni - impone ai commercianti l’obbligo di documentare la provenienza e l’autenticità delle opere e di registrare le generalità delle persone con le quali svolgono le attività.

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