Delta del Po

Moria di vongole sul Delta del Po: la colpa è di un alga

Il responso comunicato alla Prefettura di Rovigo da parte dell'Ulss5 polesana

Moria di vongole sul Delta del Po: la colpa è di un alga
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Moria di vongole sul Delta del Po: la colpa è di un alga.

L'allarme lanciato dai pescatori: vongole decimate

Dopo la moria delle vongole nelle lagune Marinetta e Caleri, i servizi veterinari dell’Ulss 5 polesana hanno studiato la possibile causa e sono arrivati a conclusione certa.  "Un’alga appartenente alla famiglia delle diatomee avvolge le vongole in un sottile strato di mucillagine provocandone la morte", questo il responso da parte dell'Ulss5 polesana.

La scoperta dell'unità operativa igiene dell’azienda Ulss 5 

“Una delle unità operative dei servizi veterinari aziendali è specializzata in maniera specifica nella tutela igienico sanitaria dei molluschi e dei prodotti ittici destinati al consumo umano - spiega il direttore generale Antonio Compostella - Alle prime notizie pervenute sulla grave mortalità presente nelle lagune di Marinetta e Caleri, i nostri veterinari hanno tempestivamente attivato i protocolli d’indagine clinici e di laboratorio i quali tuttavia in prima battuta non sono stati sufficienti per suggerire ipotesi causali convincenti. Allo stesso modo anche lo scambio di dati con gli altri enti coinvolti nell’indagine sanitaria non ha permesso di giungere ad una conclusione certa. Nonostante ciò, ulteriori analisi disposte dallo specialista del Servizio Piergiorgio Fumelli, hanno voluto indagare altre cause di moria delle vongole fin qui mai rilevate nelle nostre acque. L’intuizione del sanitario ha avuto rapidamente i primi riscontri positivi, confermati poi nei giorni seguenti dagli esiti di altri campionamenti mirati: e così si è accertata la presenza di un’alga appartenente alla famiglia delle diatomee che, in particolari situazioni microclimatiche, è responsabile della formazione di un sottile strato di mucillagine aderente al corpo delle vongole, e ne impedisce la respirazione. Questa sicuramente l’ipotesi attualmente più probabile, potendo essa  rispondere anche ad una serie di interrogativi diagnostici che finora non avevano trovato soluzione”

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