Lavoratori stranieri, tra crescita e sfruttamento: il motore nascosto dell'economia veneta
Il Veneto e il Polesine si reggono sempre più sul lavoro degli immigrati. Tra numeri in crescita, casi di sfruttamento e nuove iniziative di integrazione, emerge il volto complesso di un'economia che cambia

La presenza dei lavoratori stranieri in Veneto è diventata sempre più determinante per sostenere l'economia locale. Il progressivo spopolamento, l'invecchiamento della popolazione e il calo della natalità hanno reso indispensabile il contributo degli immigrati, soprattutto nei settori in cui la manodopera locale non basta più. Accanto al ruolo positivo dei lavoratori stranieri, emergono però anche problemi legati allo sfruttamento e alla necessità di una migliore integrazione.
A rappresentare con forza il valore e la dignità del lavoro è il celebre dipinto Il Quarto Stato, realizzato nel 1901 da Giuseppe Pellizza da Volpedo. L’opera raffigura una manifestazione di operai in marcia, simbolo delle lotte per i diritti dei lavoratori e dell’unità nella richiesta di giustizia sociale. Questo quadro risuona ancora oggi nel racconto dei lavoratori stranieri del Veneto, che con fatica e determinazione sostengono un’economia in continua trasformazione, spesso affrontando condizioni difficili e forme di sfruttamento. È un richiamo visivo potente alla necessità di riconoscere e tutelare i diritti di chi lavora, sottolineando l’importanza di un’integrazione reale e rispettosa.
Lavoratori stranieri indispensabili per l'economia locale
In Polesine gli immigrati rappresentano circa l'8,7% della popolazione, contribuendo attivamente allo sviluppo del territorio. Molti di loro sono anche imprenditori, capaci di creare valore aggiunto e versare milioni di euro in imposte. Secondo le previsioni regionali, tra il 2024 e il 2028 circa il 21,5% delle nuove assunzioni in Veneto sarà coperto da manodopera straniera.
I settori più dipendenti dal lavoro immigrato sono agricoltura, edilizia e artigianato. In agricoltura, il numero di lavoratori stranieri è triplicato negli ultimi vent'anni: si contano oltre 40.000 immigrati impiegati come stagionali, più del 65% dei quali provenienti da Paesi extraeuropei. Anche l'edilizia segnala una forte carenza di personale: nei prossimi cinque anni, nel Nord Est, saranno necessari tra i 10.000 e i 12.000 nuovi lavoratori ogni anno, con una domanda complessiva stimata attorno alle 45.000 persone.
Lo spettro dello sfruttamento e le iniziative per l'integrazione
Nonostante il forte apporto economico, non mancano le criticità. Diversi casi di caporalato sono stati scoperti in Veneto: braccianti stranieri costretti a vivere in condizioni disumane, lavorando fino a 14 ore al giorno senza stipendio, sono emersi grazie all'intervento dei sindacati. Parallelamente, la magistratura ha smascherato una rete criminale attiva nella creazione di falsi contratti di lavoro per favorire l'immigrazione clandestina.
Per contrastare questi fenomeni e favorire una reale integrazione, sono state avviate diverse iniziative. Confindustria Veneto e la Prefettura di Venezia hanno firmato un accordo pilota per promuovere percorsi formativi e di apprendimento linguistico destinati ai migranti. Confartigianato Veneto, invece, sottolinea la necessità di investire non solo nella formazione in Italia, ma anche nei Paesi d'origine, per rendere più veloce l'inserimento dei nuovi lavoratori nei settori che più ne hanno bisogno.