Blitz nel Polesine

Immigrazione clandestina e sfruttamento del lavoro: operazione dei carabinieri anche nel Rodigino

Blitz all’alba tra Mantova, Ferrara e Rovigo: arrestati due imprenditori moldavi, perquisizioni in diversi comuni polesani

Immigrazione clandestina e sfruttamento del lavoro: operazione dei carabinieri anche nel Rodigino

Ha toccato anche la provincia di Rovigo la vasta operazione condotta dai Carabinieri contro il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e lo sfruttamento del lavoro, scattata alle prime luci di oggi, martedì 14 ottobre 2025.

Il blitz all’alba

Le indagini, coordinate dal Nucleo investigativo del Reparto operativo di Mantova insieme al Nucleo Carabinieri ispettorato del lavoro, hanno portato all’arresto di due imprenditori moldavi accusati di aver gestito una rete di reclutamento e impiego irregolare di manodopera straniera in diversi territori del Nord Italia, tra cui il Polesine.

Il blitz dei Carabinieri presso l’azienda agricola

Nel corso del blitz sono state effettuate perquisizioni domiciliari e informatiche anche in alcuni comuni rodigini, dove sarebbero state rintracciate tracce operative e contabili legate al sistema di sfruttamento.

I carabinieri del comando provinciale di Mantova hanno anche notificato inviti per rendere interrogatorio preventivo, finalizzati alla successiva applicazione di una misura cautelare personale, nei confronti di due noti imprenditori italiani ritenuti responsabili di sfruttamento del lavoro quali utilizzatori finali della manodopera procurata dai due imprenditori moldavi finiti in carcere.

Si tratta di un 39enne residente in provincia di Mantova e di un 56enne residente in provincia di Ferrara.

Indagini su aziende del territorio rodigino

L’attività investigativa ha coinvolto anche imprese agricole e logistiche del Rodigino, dove la manodopera reclutata illegalmente sarebbe stata impiegata in condizioni precarie e sottopagata. I Carabinieri del Comando provinciale di Mantova hanno inoltre notificato inviti a rendere interrogatorio preventivo a due imprenditori italiani, ritenuti utilizzatori finali dei lavoratori irregolari forniti dal gruppo arrestato.

L’azienda agricola dove si è svolta l’operazione dei Carabinieri

Le indagini, tuttora in corso, mirano a verificare eventuali ramificazioni del sistema nel settore agricolo polesano, già in passato oggetto di controlli da parte dell’ispettorato del lavoro per irregolarità legate al caporalato e al reclutamento di personale straniero.

L’operazione, che ha visto impegnati oltre 40 Carabinieri con il supporto del 2° Nucleo elicotteri di Orio al Serio, rappresenta uno dei più ampi interventi di contrasto allo sfruttamento del lavoro registrati quest’anno nel Veneto meridionale.

Oltre 50 lavoratori moldavi fatti arrivare in Italia e sfruttati

Il provvedimento scaturisce dalla complessa attività d’indagine condotta dai militari del Nucleo investigativo e dell’Ispettorato del lavoro di Mantova, con il coordinamento dell’autorità giudiziaria, anche mediante intercettazioni e facendo ricorso ai canali di cooperazione internazionale Europol.

Le indagini hanno consentito di accertare il reclutamento, da parte dei due imprenditori di origine moldava, di oltre 50 lavoratori connazionali che, in stato di estremo bisogno, venivano indotti a raggiungere il territorio italiano e a munirsi di un documento di identità falso che ne attestasse la cittadinanza rumena, così da poter essere assunti come cittadini comunitari, per poi essere impiegati in condizioni di sfruttamento in aziende italiane, in particolare del settore agricolo, travisando l’attività di intermediazione illecita con fittizi contratti d’appalto di prestazioni e servizi, così aggirando le procedure previste dai “decreti flussi”.

Non solo. Le indagini messo in luce come l’ospitalità dei lavoratori fosse a titolo oneroso, in alloggi nella disponibilità dei due imprenditori moldavi e la loro dislocazione giornaliera nei campi in cui venivano impiegati. Gli inquirenti hanno trovato anche evidenti violazioni in tema di orario di lavoro, riposo settimanale, retribuzione oraria ed in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro, oltre a degradanti misure di sorveglianza e controllo dei lavoratori.

Sono state anche registrate una costante attività di inquinamento probatorio mediante l’induzione dei lavoratori, in vista di eventuali attività di indagine, a riferire il falso agli investigatori, e l’uso finale, cosciente e volontario, dei lavoratori in condizioni di sfruttamento da parte degli imprenditori italiani.

Al lavoro anche 16 ore sotto controllo costante

Nella complessa indagine, che trae origine nel luglio 2024, i carabinieri hanno appurato che i due arrestati, dopo aver organizzato l’ingresso illegale in Italia dei cittadini extracomunitari, organizzavano i loro spostamenti ed il loro domicilio, facendosi remunerare anche tali attività ed organizzando il reclutamento allo scopo di destinarli al lavoro presso terzi, in particolare in due grosse aziende agricole in provincia di Mantova, in condizioni di sfruttamento attraverso il ricorso ad appalti fittizi, violando le norme a tutela della sicurezza sui luoghi di lavoro per assenza della formazione, per presenza di condizioni insalubri, corrispondendo ai lavoratori salari sproporzionati rispetto le quantità di lavoro prestato, violando le regole in materia di orari del lavoro dovendo lavorare, a volte, anche fino a 16 ore giornaliere, senza effettuare il riposo settimanale, nonché sottoponendo i lavoratori ad uno stato di soggezione, controllo, sorveglianza e limitazione continuativa.

Oltre ad essere sottoposti a restrizioni nei loro spostamenti personali, erano costantemente sorvegliati anche sul luogo di lavoro.