Incredibile

Il cane del vicino lo infastidisce: cacciatore lo uccide a colpi d'arma da fuoco

Il presunto responsabile, poco dopo, è stato individuato...

Il cane del vicino lo infastidisce: cacciatore lo uccide a colpi d'arma da fuoco
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Due colpi di fucile. A segno. Sul corpicino di un cane, colpevole, secondo quanto ricostruito ascoltando la versione del presunto responsabile, di dargli fastidio. I due colpi furono letali. E fu una donna ad accorgersi del corpo senza vita del cane, sul ciglio della strada poco fuori Crespino. Secondo i Carabinieri allertati, non fu possibile definire come accidentale quella morte. E quindi da quel momento partirono le indagini per individuare il "colpevole"... Ora a che punto siamo della vicenda?

Il cane del vicino lo infastidisce: cacciatore lo uccide a colpi d'arma da fuoco

La scena è stata straziante. Per chi si è trovata di fronte il cagnolino morto, ucciso e dilaniato dai colpi d'arma da fuoco. Ma sicuramente il dolore più grande è stato quello dei proprietari dell'animale. Su questo non c'è alcun dubbio... La vicenda che ha portato Crispino tristemente sotto i riflettori della stampa locale, quella dell'uccisione di un cagnolino innocente da parte di un uomo, è stata sicuramente fonte di reazioni anche motivatamente scomposte.

Perché una violenza del genere non può mai essere tollerata. Bene ha fatto, dunque, chi si è schierato per condannare il gesto di colui che poi è stato individuato come il responsabile. Un cacciatore della zona che si è sentito in diritto di puntare la propria arma contro la bestiola, colpevole, come poi è stato ricostruito dagli inquirenti, di dargli fastidio. Era solito, sembra, avvicinarsi "troppo" alle sue galline. E questo sarebbe bastato per spingerlo ad aprire il fuoco.

Ora, però, dopo l'indignazione e la rabbia, la giustizia ha fatto il suo corso. L'uomo, l'imputato, è stato condannato a sette mesi sospesi con la condizionale. Ma le carte saranno inviate alla Prefettura per valutare la revoca o meno del porto d'armi e la licenza di caccia. Quella emessa è una condanna di primo grado, che potrebbe essere ribaltata in appello.

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