Frode del bonus facciate: sequestrati 1 milione e 200mila euro a una società rodigina
Gli indagati avevano agito attraverso tre diverse società, utilizzando deleghe false firmate dai legittimi proprietari degli immobili
La Guardia di Finanza di Rovigo ha eseguito un sequestro preventivo, in seguito a complesse indagini finanziarie, su una società rodigina per un importo di circa 1.200.000 euro. Si ritiene che queste somme siano il ricavato di attività di riciclaggio derivanti dalla creazione e vendita di bonus edilizi non dovuti, in particolare i bonus facciate.
Frode del bonus facciate: sequestrati 1milione e 200mila euro a una società rodigina
Le indagini sono proseguite dopo le misure cautelari emesse lo scorso maggio nei confronti di tre indagati e il sequestro di oltre due milioni di euro per reati di truffa aggravata e autoriciclaggio. Gli indagati avevano agito attraverso tre diverse società, utilizzando deleghe false firmate dai legittimi proprietari degli immobili.
In seguito a complesse indagini finanziarie, la Guardia di Finanza di Rovigo ha eseguito un sequestro preventivo su una società rodigina per un importo di circa 1.200.000 euro.
La macchina dell'autoriciclaggio
Le indagini hanno riguardato più di trenta immobili in dieci province, mettendo in luce lavori mai eseguiti e opere mai realizzate, con il conseguente ottenimento di crediti d'imposta falsi che venivano trasferiti alle società coinvolte per essere incassati. Una volta ottenuto il pagamento da parte dell'ente pubblico, il denaro veniva fatto confluire sui conti correnti della società intestata a uno dei due prestanome.
Le indagini finanziarie hanno permesso di scoprire il meccanismo attraverso il quale il denaro confluiva sui conti del prestanome per essere convertito in contanti e intascato dall'amministratore di fatto della società, senza lasciare tracce.
Questo meccanismo coinvolgeva una terza società che riceveva il denaro attraverso bonifici e assegni dalla società del prestanome e giustificava queste transazioni con vendite fittizie documentate da fatture create appositamente. L'importo corrispondente veniva poi convertito in contanti (sottratto da "provvigioni") e consegnato all'amministratore di fatto.
Sono state riscontrate ipotesi di autoriciclaggio per gli amministratori della società coinvolta nella monetizzazione dei falsi crediti, così come l'ipotesi di riciclaggio per la terza società che ha consentito la trasformazione del denaro in contanti. La stessa società è stata denunciata per responsabilità amministrativa secondo il D. Lgs. 231/01 per i reati di ricettazione, riciclaggio e utilizzo di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, nonché l'autoriciclaggio.