Guardia di Finanza

Frode al fisco e associazione a delinquere: sequestri per oltre 40 milioni, un arresto a Rovigo

Disposte 5 custodie cautelari in carcere, 24 arresti domiciliari e un obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

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Importante operazione della Guardia di Finanza, un arresto anche in provincia di Rovigo.

Frode al fisco e associazione a delinquere

I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Firenze, con il concorso di altri Reparti del Corpo, nell’ambito di un’indagine coordinata dal Procuratore Aggiunto Dott. Luca Tescaroli e dal Sostituto Procuratore Dott. Fabio Di Vizio della Procura della Repubblica di Firenze, diretta dal Procuratore Capo Dott. Giuseppe Creazzo, hanno proceduto, nelle province di Firenze, Arezzo, Prato, Grosseto, Rovigo e Vibo Valentia, all’esecuzione di un’ordinanza del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Firenze Dott. Gianluca Mancuso, che ha disposto 5 custodie cautelari in carcere, 24 arresti domiciliari e un obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria nonché il sequestro per equivalente di beni per oltre 40 milioni di euro, considerati, all’esito di un’articolata indagine, provento illecito della commissione, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere, bancarotta fallimentare e di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.

Sono state eseguite anche le operazioni di perquisizione presso una sessantina di siti produttivi cinesi del distretto economico fiorentino e pratese, con l’ausilio di Ispettori della Direzione Provinciale di Firenze dell’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale (INPS), del Dipartimento di Prevenzione, Igiene e Sicurezza sui Luoghi di Lavoro dell’Azienda Sanitaria Locale Toscana-Centro e del Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Livorno.

L’ordinanza adotta la misura cautelare in carcere per 5 consulenti, appartenenti a uno studio associato, condividendo pienamente gli esiti delle indagini e le richieste formulate dalla Procura della Repubblica di Firenze che, tra l’altro, attribuiscono ai professionisti la gestione in via associata di un’attività professionale consulenziale consapevole degli illeciti compiuti da innumerevoli imprese ricondotte a 24 imprenditori di origine cinese, tutti contestualmente tratti agli arresti domiciliari in quanto considerati i titolari “di fatto” delle aziende, perlopiù operanti nel settore della produzioni di articoli di pelletteria che, attraverso il cosiddetto meccanismo “apri e chiudi”, si sottraevano sistematicamente e su ampia scala, al pagamento delle imposte.

80 imprese coinvolte

L’indagine ha portato inoltre a deferire all’Autorità Giudiziaria anche la moltitudine di soggetti cinesi titolari formali di oltre 80 imprese coinvolte e la Procura della Repubblica di Firenze a promuovere istanza di fallimento nei confronti di 19 imprese, di cui 16 sono già state dichiarate fallite per i rilevanti debiti erariali accumulati negli anni, quantificati in oltre dieci milioni di euro.

L’attività investigativa prende il via da un’analisi ad ampio spettro condotta su più livelli dalla Guardia di Finanza nei confronti di aree del distretto tessile e della pelletteria fiorentino-pratese che ha confermato l’operatività delle molteplici ditte individuali riconducibili a soggetti di origini cinesi, accomunate dal rispetto formale degli obblighi dichiarativi sia fiscali che contributivi, a fronte del quale sono tuttavia emersi consistenti esposizioni debitorie maturate nel tempo nei confronti dell’Erario, nonché da una estrema brevità del “ciclo di vita” operativo, che si attesta su una media di circa tre anni e che risulta funzionale a eludere il sistema dei controlli.

Di norma, ditte individuali aperte con procedura e adempimenti semplificati rispetto ad altre forme giuridiche societarie, che si succedono in sequenza, nel tempo, nei medesimi luoghi e con le stesse attrezzature e nelle quali non si ha coincidenza tra l’imprenditore formalmente individuato, spesso irreperibile all’attivazione dei controlli ispettivi, e quello reale, apparentemente del tutto estraneo all’impresa o talvolta inquadrato come semplice dipendente di essa.

L’interposizione di un prestanome nell’azienda consente all’effettivo dominus dell’impresa di esercitare l’attività senza far fronte ai significativi debiti tributari, al riparo da immediate responsabilità, ricostruibili solo attraverso articolate e complesse indagini quale quella portata a termine con l’operazione odierna dalle Fiamme Gialle fiorentine sotto la direzione della Procura della Repubblica di Firenze.

L’operazione s’inquadra nelle linee strategiche d’azione del Corpo volte al contrasto dei fenomeni illegali più gravi, a tutela del mercato e degli imprenditori onesti, e integra, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Firenze, indagini di polizia giudiziaria e investigazioni di polizia economico-finanziaria che vengono svolte anche cautelando, a garanzia dei crediti erariali, i patrimoni accumulati.

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