GIUSTIZIA

Fecero esplodere una bomba artigianale vicino a condominio per migranti: chiesti 50 anni per tre ventenni

I tre imputati sono stati accusati dalla Procura dei reati di tentato omicidio plurimo aggravato dall’odio razziale e di detenzione e porto di un ordigno esplosivo

Fecero esplodere una bomba artigianale vicino a condominio per migranti: chiesti 50 anni per tre ventenni
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Il 31 marzo 2023, un'esplosione nei pressi di un condominio a Cavanella Po, frazione di Adria, ha scosso la comunità locale. A centinaia di metri dal centro di accoglienza per migranti, un ordigno è stato piazzato alla base del portone di un condominio, causando danni agli appartamenti e alla struttura, ma senza provocare feriti. L’attentato, secondo le accuse, è stato di natura razzista, con l’intento di colpire le famiglie migranti che abitavano nel condominio insieme ad altre famiglie italiane.

La procura chiede 50 anni di reclusione per i tre imputati

La procuratrice capo, Manuela Fasolato, ha chiesto una condanna complessiva di 50 anni per i tre imputati: Nicolò Siviero (23 anni), Thomas Marangon (21 anni) e Cristian Tuttolomondo (22 anni), accusati di tentato omicidio plurimo aggravato dall’odio razziale e di detenzione e porto di un ordigno esplosivo. I tre giovani, che sono tutti operai, sono accusati di aver agito con l’intenzione di "dare una lezione ai marocchi", come emerso dalle intercettazioni telefoniche presentate dalla pubblica accusa.

Le intercettazioni rivelano l'odio razziale dietro l'attentato

Durante le indagini, le intercettazioni telefoniche hanno rivelato il linguaggio xenofobo degli imputati, che parlavano di "dare una lezione" ai migranti.

Secondo la procuratrice, i tre avrebbero scelto deliberatamente la zona di Cavanella Po, chiamando la palazzina presa di mira la Mecca durante le conversazioni, un termine che, secondo Fasolato, non lascia dubbi sull’intento razzista del gesto.

Attentato Case Migranti
Borgo Fiorito a Cavanella Po

La difesa ha cercato di minimizzare l'accaduto, definendo l’attentato come una "bravata notturna" e sostenendo che la palazzina fosse "abbandonata", ma questa versione è stata respinta dalla pubblica accusa come una bugia.

La giustificazione: "Una bravata"

I tre imputati, interrogati in aula, hanno ammesso di aver lanciato l'ordigno, ma hanno negato le accuse di odio razziale. Hanno cercato di giustificare l'azione come una "bravata" senza l’intenzione di fare del male. Tuttavia, la procuratrice Fasolato ha bollato questa versione come poco credibile, considerando la preparazione accurata dell'attacco, inclusa l'uso di passamontagna e il percorso lontano dalle telecamere di sorveglianza pubbliche.

La bomba, una volta esplosa, ha infranto i vetri della porta d’ingresso e danneggiato le porte di tre appartamenti, causando danni materiali significativi. Secondo l’accusa, l'intento degli imputati era di inviare un messaggio xenofobo e violento, agendo con una indole violenta, xenofoba e intenzioni di spedizioni punitive.

La data della sentenza

Il processo, che ha visto le vittime costituirsi parte civile, con il Comune di Adria tra le parti coinvolte, si concluderà con la sentenza, prevista per il 7 marzo 2025. La comunità locale attende con ansia la decisione dei giudici, che dovranno stabilire la condanna per un gesto che ha scosso profondamente il tessuto sociale di Adria e sollevato un dibattito sull’intolleranza e l’odio razziale in Italia.

La Procura, attraverso la requisitoria, ha sottolineato l'importanza di fermare qualsiasi manifestazione di violenza xenofoba e ha chiesto che il caso sia un monito contro l’impunità degli attacchi motivati dall’odio razziale.

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