Assolti dall'accusa di tentato omicidio, tre polesani rischiano sei anni per odio razziale
Due anni fa veniva preso di mira un palazzo di Borgo Fioritto: ordigno letale o goliardico petardo?

Il 31 marzo 2023 alle 22:00, nella frazione di Cavanella Po in via Dogana del comune di Adria (RO) era stato fatto saltare un artifizio esplodente – un semplice petardo, a sentire gli autori del gesto, un ordigno esplosivo, secondo la Procura – contro una palazzina di Borgo Fioritto.
Dalle indagini affidate dalla Procura di Rovigo ai Carabinieri di Adria, a seguito di accertamenti, testimonianze, registrazioni delle telecamere e reperti raccolti sul luogo dell’esplosione, vennero accusati e rinviati a giudizio tre polesani: Nicolò Siviero, 24enne di Porto Viro, Thomas Marangon, 22enne di Taglio di Po, Cristian Tuttolomondo 23enne di Loreo, i quali si sarebbero mossi in maniera organizzata, indossando passamontagna, oscurando la targa dell'auto e scegliendo percorsi non coperti da video sorveglianza.
Per tutto questo, con l'aggiunta dell’aggravate dell’odio razziale, nell’udienza del 21 febbraio, il Procuratore Capo, Manuela Fasolato, aveva chiesto condanne a 16 anni ed 11 mesi per ciascuno dei tre presunti attentatori.
No tentato omicidio
Con la sentenza di ieri, 7 marzo 2025, è decaduta l’accusa più grave, quella per tentato omicidio contestata poiché l’esplosione sarebbe stata un vero e proprio tentativo di uccidere. Non così, invece, per l'aggravate dell'odio razziale e per l’accusa di detenzione e porto in luogo pubblico di ordigno, per le quali gli accusati sono stati condannati a 6 anni di reclusione oltre al pagamento di una multa di 25mila euro ciascuno, l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e da quella legale per la durata della pena, nonché al pagamento di una provvisionale complessiva di 70 mila euro: 15mila euro a favore del Comune di Adria, 10mila euro a testa per due residenti della palazzina e 5mila euro a testa per altri 9 abitanti dell’immobile.
La questione dell’odio razziale
Il condominio di Borgo Fioritto era abitato da famiglie italiane e straniere, lo scoppio mandò in frantumi diverse porte e finestre ma, per fortuna non ci furono feriti.
L’atto violento però si innestò in un filone più ampio coordinato dalla Procura della Repubblica di Rovigo e seguito dall’attività investigativa dei Carabinieri che avrebbe portato alla scoperta di un gruppo xenofobo e violento, in Bassopolesine, che avrebbe eseguito vere e proprie incursioni contro gli stranieri della zona.
Tali ipotesi investigative - per gli interessati, almeno - ora troverebbero lo stop da parte della sentenza di primo grado avverso la quale, peraltro, gli avvocati della difesa - Luigi Migliorini, Marco Petternella ed Anna Osti - interporranno appello, così da far cadere sia l’aggravante dell’odio razziale che l’accusa di aver impiegato un ordigno trattandosi, sosterranno, di un gioco pirotecnico.
Così, almeno, immaginiamo si muoveranno i difensori, in modo da ridimensionare anche la misura cautelare di sei anni sentenziata in capo ai tre che si trovano agli arresti domiciliari dal mese di ottobre 2023.