App Immuni, Zaia: “Dovrebbe essere obbligatoria”
L'importanza dell'utilizzo di un'applicazione che tiene traccia delle persone con cui si è venuti in contatto
Luca Zaia ha puntualizzato sull’importanza dell’App Immuni per riuscire a tracciare gli spostamenti e limitare il rischio del contagio.
Il punto sui contagi
Durante il consueto punto stampa di oggi, martedì 21 aprile 2020, Luca Zaia ha reso noti i dati sull’emergenza Coronavirus che vede:
- 268.069 tamponi eseguiti;
- 11.059 persone in isolamento, con un -600 rispetto a ieri;
- 16.404 positivi, +277 rispetto a ieri;
- 1.407 ricoverati, -46 rispetto a ieri;
- 177 persone in terapia intensiva, -3 rispetto a ieri;
- 2.175 dimessi;
- 972 persone decedue in ospedale + 1.154 extra ospedalierio;
- 93 nuovi nati
Zaia ha espresso delle considerazioni riguardo ai dati di oggi:
“Il bollettino continua a confermare quello del modello matematico di discesa consolidata. Queste due settimana ovviamente vedono la presenza costante del virus perché voglio ricordare che il virus c’è, non siamo indennni e nemmeno lo siamo dai contagi. La preoccupazione grande è sempre la stessa, staremo a capire cosa deciderà il Governo per l’apertura, solo lo Stato può decidere se chiudere o aprire, se si andasse ad aprire parzialmente o totalmente non l’ho ancora capito, dovremo attendere la decisione del 4 maggio. E’ corretto dire che ora dobbiamo entrare nella consapevolezza che, in modo preparato, dobbiamo entrare nella fase di convivenza con il virus“.
App Immuni, come funziona
Luca Zaia ha posto anche la questione sui diversi punti di vista dell’App Immuni che è stata scelta dal Governo per il contact tracing dei soggetti risultati positivi al virus, nella “Fase 2” dell’emergenza Covid-19. Nello specifico questa applicazione sarà composta di due parti, una che sarà dedicata al contact tracing vero e proprio utilizzando il Bluetooth e l’altra che sarà destinata a ospitare quello che viene definito come un diario clinico in cui l’utente può annotare tempo per tempo tutti i dati relativi alle proprie condizioni di salute, come la presenza di sintomi compatibili con il Coronavirus. App Immuni si basa sulle soluzioni di Singapore, Apple e Google, sulla tecnologia Bluetooth Low Energy (BLE) e mantiene i dati dell’utente sul proprio dispositivo a cui viene assegnato un ID temporaneo che varia spesso e che viene scambiato tramite Bluetooth con i dispositivi vicini. A tal proposito Luca Zaia ha spiegato:
“L’applicazione è uno strumento digitale che si scarica e che permette a livello nazionale di tracciare i contatti. Vi faccio un esempio pratico: ci sono due viaggiatori che si incrociano per caso un siciliano e un veneto, il veneto ha la maglietta dei gondolieri, entrambi sono all’autogrill al banco del bar a una distanza inferirore di due metri. Tra i due inizia una conversazione che dura più di 15 minuti, in quel momento le applicazioni dei due telefonini che avranno l’applicazione installata, registrano il contatto. I due poi si salutano e vanno a casa. Finisce che uno dei due diventa sintomatico e viene ricoverato, i medici in questo caso sanno che nello smartphone c’è l’applicazione, chiedono di poter vedere i contatti del telefonino e scoprono che al bar la persona ha avuto un contatto con un altra. Si contatta quello sano e gli dico ‘vai a fare il tampone nella struttura ospedaliera perché hai avuto un contatto con un positivo'”.
I vantaggi nel suo utilizzo
Zaia ha quindi spiegato i vantaggi dell’utilizzo dell’applicazione:
“E’ ormai oggettivo che il vantaggio è che se io sono ignaro di essere positivo, grazie all’applicazione eviterò di contagiare altre persone inoltre, la persona può essere curata subito se è stato contagiato. Su questa è applicazione è giusto porre la questione sulla privacy, ma ho l’obbligo di dire che c’è l’applicazione e può aiutarci, non è un obbligo di legge. Se abbiamo un aspetto negativo nel Veneto è che non l’abbiamo fatta noi l’applicazione, se ci sarà, sarà a livello nazionale. Non volete usare l’applicazione? L’alternativa c’è e bisogna dirlo, essere chiari che l’alternativa alla ricerca del contagiato è questa: mettersi davanti alla porta dell’ospedale e attendere che arrivino i pazienti, noi abbiamo purtroppo la necessità di fare i tamponi e intercettare i contatti, non possiamo conoscerli tutti, non sto promuovendo l’applicazione, sia chiaro. E’ funzionale perché così non dobbiamo aspettare che arrivi l’ammalato all’ospedale. Se c’è l’applicazione, che è stata scelta dalla sanità pubblica bisognerebbe renderla obbligatoria, se il 60% della popolazione non la installerà significherà che c’è stato un errore nello spiegare la funzione dell’applicazione e forse è stato fatto un errore in questo”.