Operazione Orizzonti

21 indagati per truffa, riciclaggio e autoriciclaggio: sequestri per 47 milioni

Il meccanismo fraudolento, attuato in modo sistematico, prevedeva l’avvicinamento di imprenditori o di privati, bisognosi di finanziamenti, da parte di sedicenti commercialisti/broker nazionali.

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In prosecuzione dell’attività che ha condotto le fiamme gialle di Rovigo nel febbraio scorso all’esecuzione di un sequestro preventivo per un valore di  oltre 14 milioni di euro, il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Rovigo ha dato esecuzione, con la collaborazione di vari reparti del Corpo attivati a livello nazionale, ad un ulteriore decreto di sequestro preventivo emesso dal Tribunale di Rovigo, su richiesta della locale Procura della Repubblica – Sost. dr. Mammucci e Sost. dr. Bigiarini – al fine di cautelare un patrimonio immobiliare di significativa entità, illecitamente accumulato con una serie di truffe, perpetrate prospettando alle parti offese finanziamenti o cessioni a investitori esteri.

21 indagati per truffa, riciclaggio e autoriciclaggio

Sono stati sequestrati un complesso industriale, 16 fabbricati e 16 terreni per un valore complessivo di 26.400.000 euro, dislocati nei Comuni di Castellamare di Stabia, Magliano in Toscana e S. Teodoro nonché la totalità delle quote societarie di una società per azioni per un valore di 20 milioni di euro, il tutto per un valore complessivo di circa 47 milioni di
euro. Ventuno sono i soggetti indagati a vario titolo per truffa, riciclaggio ed autoriciclaggio di cui 13 di nazionalità italiana e 8 di nazionalità straniera.

L’attività è stata eseguita attraverso l’ausilio di vari reparti del Corpo (2° Nucleo Operativo Metropolitano di Napoli, Compagnia di Grosseto e Compagnia di Nuoro) i quali hanno proceduto all’esecuzione delle trascrizioni dei sequestri di beni presso le competenti Conservatorie dei registri immobiliari; la misura ablativa sulle quote societarie è stata eseguita a cura della Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Napoli.

Avvicinavano imprenditori o di privati, bisognosi di finanziamenti

Il meccanismo fraudolento, attuato in modo sistematico, prevedeva l’avvicinamento di imprenditori o di privati, bisognosi di finanziamenti, da parte di sedicenti commercialisti/broker nazionali ove questi ultimi prospettavano l’interesse, da parte di investitori stranieri (bulgari), all’acquisto di società nazionali o di immobili di proprietà privata (in alcuni casi di particolare pregio per la zona territoriale in cui erano ubicati, es. ville con piscine a S. Teodoro, ovvero per le caratteristiche tecniche degli immobili).

In tal modo si inducevano le vittime a cedere le quote societarie ovvero i propri immobili a società bulgare o inglesi (talora intestate a prestanome), con previsione di un pagamento del corrispettivo con scadenze dai 6 mesi ad un anno e con fittizie garanzie fideiussorie, concretizzando una spoliazione dei beni di cui si appropriavano gli autori della truffa.

Nell’attività di intermediazione è intervenuta una società romana, prospettata dai sodali come economicamente solida, su cui invece pendeva un’istanza di fallimento (poi fallita nel settembre dell’anno 2019) la quale, a garanzia delle compravendite, avrebbe dovuto rilasciare polizze fideiussorie, rivelatesi poi false ed il cui legale rappresentante era contestualmente amministratore di una delle società bulgare o inglesi.

I procuratori speciali intervenivano nelle operazioni economiche anche attraverso procure rilasciate in rappresentanza delle persone offese e in un caso veniva addirittura creata una mail fittizia per far figurare una procura a vendere.

Le vittime perdevano la titolarità delle società e i beni stessi

In sostanza, attraverso vari passaggi negoziali, le vittime perdevano sia la titolarità delle società in cui erano confluiti i beni, che i beni stessi. All’esito della spoliazione venivano poi operate ulteriori alienazioni dei beni ovvero delle quote societarie delle società interessate, in modo da frapporre ostacoli all’identificazione della provenienza delittuosa dei beni medesimi, così integrando le condotte di riciclaggio e facendo in modo che le proprietà rimanessero sempre sotto la sfera di influenza degli artefici della frode.

A tal fine venivano appositamente costituiti dei GEIE (Gruppo Europeo di Interesse Economico) nel cui patrimonio confluivano i beni precedentemente sottratti. Allo scopo di frapporre un ulteriore schermo a protezione di tale patrimonio veniva inoltre creato un trust o venivano simulate cessioni a terzi.

L’attività di indagine costituisce espressione delle funzioni di polizia economico finanziaria assegnate al Corpo della Guardia di Finanza, finalizzate al contrasto dei sistemi di frode più dannosi che generano danni alla collettività e agli imprenditori onesti attraverso l’inquinamento dell’economia legale.

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