Stop all'accordo sul grano: aumentano i prezzi e la preoccupazione in Polesine
Il presidente Carlo Salvan: “Vanno tutelate le nostre produzioni”
Grande attenzione e preoccupazione per quanto sta avvenendo a livello internazionale sull’accordo sui cereali. Lo segnala la Coldiretti di Rovigo.
Stop all'accordo sul grano: aumentano i prezzi e la preoccupazione in Polesine
“E’ bastata la minaccia di interrompere l’accordo per un balzo delle quotazione – rileva il presidente Carlo Salvan - L’analisi di Coldiretti, fatta sui dati della borsa merci Euronext di Parigi, ha infatti visto il grano tenero salire di 2,75 euro a tonnellata in un solo giorno. Questo a seguito dell’annuncio del ministero degli Esteri russo di non prolungare l’accordo sui cereali, che scadrebbe il 17 luglio, per mancanza di motivi. L’annuncio coinvolge direttamente l’Italia dove le importazioni di grano proveniente dall’Ucraina sono aumentate del 326% per un quantitativo pari a oltre 115 milioni di chili nel primo trimestre 2023”.
L’intesa è importante per garantire gli approvvigionamenti nei Paesi più poveri dell’Africa e dell’Asia e per evitare carestie che possano spingere i flussi migratori, ma – sottolinea la Coldiretti - è necessario evitare speculazioni e distorsioni commerciali provocate dall’afflusso di grano ucraino sul mercato europeo.
Coldiretti rileva che in Italia le quotazioni del grano tenero sono crollate del 30% nell’ultimo anno, su valori che sono scesi ad appena 26 centesimi al chilo, che non coprono i costi di produzione.
Solo il 55% dei prodotti agricoli che hanno lasciato l’Ucraina dopo l’accordo hanno raggiunto i Paesi in via di sviluppo, come quelli del Nord Africa e dell’Asia, secondo i dati del Centro Studi Divulga sui prodotti agricoli partiti da agosto 2022 a febbraio 2023 dai porti di Chornomorsk (36,4% del totale), Yuzhny (35,8%) e Odessa (27,8%).
La Cina con ben 5,2 milioni di tonnellate di prodotti agricoli tra grano, mais e olio di girasole, pari al 21,5% sul totale, è il Paese – afferma Coldiretti – che ha beneficiato di più dell’accordo. La Spagna con 4,1 milioni di tonnellate di prodotti e la Turchia con 2,7 milioni di tonnellate di prodotti salgono comunque sul podio ma l’Italia con 1,76 milioni di tonnellate si colloca al quarto posto.
Produttori polesani preoccupati per le conseguenze
“Serpeggia la preoccupazione tra i nostri produttori – continua Salvan – in una provincia a vocazione cerealicola che quest’anno ha anche aumentato del 20% le superfici a grano e orzo si sta creando la tempesta perfetta, tra aumenti di tutti i costi di produzione, un clima ballerino che alterna siccità e forti piogge danneggiando le coltivazioni, ora si aggiunge anche la speculazione internazionale, sia commerciale che per motivi geopolitici.
Se a questo annuncio ne seguisse un altro che apre al transito delle navi ucraine, saremmo di nuovo punto e capo; questo espone le nostre aziende a importanti cali di fatturato e crea scompiglio nel mercato. È fondamentale in queste fase le buona gestione del prodotto, valorizzando quanti non hanno lesinato investimenti per produrre bene, oltre che a spingere i consumi verso le filiere nazionali che utilizzano il prodotto made in Italy".
"Al tempo stesso – conclude Salvan – la politica e le istituzioni nazionali e comunitarie devono attivarsi per proteggere il nostro sistema economico da attacchi di questo tipo: con il cibo non si può scherzare e creare tensioni o farne terreno di scambio politico, come già successo in passato. Confidiamo quindi nell’intervento di chi ha la responsabilità di farlo, chiedendo rispetto per quanto i nostri imprenditori fanno ogni giorno in condizioni sempre più difficili”.