Era il 16 giugno del 1982

La toccante commemorazione dell'appuntato Silvano Franzolin, ucciso in un agguato mafioso mentre trasporta un detenuto

Medaglia d'Oro al Valor Civile alla memoria, era nato a Pettorazza Grimani il 3 aprile del 1941

La toccante commemorazione dell'appuntato Silvano Franzolin, ucciso in un agguato mafioso mentre trasporta un detenuto
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Oggi, venerdì 16 giugno 2023, alle ore 09.30, in Pettorazza Grimani, l’Amministrazione Comunale, in collaborazione con la Compagnia Carabinieri di Adria e l’Associazione Nazionale Carabinieri, ha organizzato una cerimonia commemorativa in occasione del 41° anniversario della “Strage della Circonvallazione”, avvenuta a Palermo il 16 giugno 1982, fatto di cronaca in cui perse la vita anche l’Appuntato dell’Arma dei Carabinieri, Medaglia d’Oro al Valor Civile alla memoria, Silvano FRANZOLIN, nato a Pettorazza Grimani il 03 aprile 1941.

La toccante commemorazione dell'appuntato Silvano Franzolin

Alla cerimonia – che si è svolta con una messa presso la Parrocchia San Giuseppe Sposo della Beata Vergine Maria di Pettorazza Grimani, celebrata dal Mons. Francesco ZENNA Vicario Generale della Diocesi di Chioggia, e con la deposizione di una corona ai piedi del cippo commemorativo – erano presenti i familiari, il Prefetto della Provincia di Rovigo, dott. Clemente DI NUZZO, il Comandante Provinciale dei Carabinieri, Col. Emilio MAZZA, l’assessore regionale Cristiano CORAZZARI, il Comandante della Compagnia di Adria, Magg. Pietro GATTO, il Sindaco di Pettorazza Grimani, Gianluca BERNARDINELLO, oltre a tutti i Comandanti di Stazione della Compagnia Carabinieri di Adria e ai Sindaci dei comuni di Adria, Rosolina, Cavarzere e San Martino di Venezze.

I fatti

Il 16 giugno 1982, alle 8 del mattino, una Mercedes guidata da Giuseppe Di Lavore parte da Enna con destinazione Trapani; Giuseppe non dovrebbe trovarsi alla guida dell’auto, ma all’ultimo momento sostituisce il padre, come lui autista della ditta che ha in appalto il trasporto dei detenuti.

Si trovano a bordo l’Appuntato Silvano Franzolin, i due Carabinieri Salvatore Raiti e Luigi Di Barca nonché il detenuto Alfio Ferlito, personaggio di spicco della mafia catanese, condannato a sette anni di reclusione per traffico di droga.

Ed è proprio per tradurre il Ferlito a Trapani, che la Mercedes sfreccia lungo la circonvallazione palermitana: tappa intermedia prima del raggiungimento della casa penale di Favignana, più sicura per l’incolumità del detenuto, ormai uomo cosiddetto “segnato” all’interno degli ambienti mafiosi; quegli ambienti dai quali il padre aveva tentato di tenerlo lontano facendolo anche costituire.

Sono le 10 e 30 quando lungo la circonvallazione palermitana, all’altezza di viale Ugo La Malfa, sopraggiungono una BMW e un’Alfetta 2000: sono lì per la Mercedes. Gli occupanti aprono un fuoco sicuro, aggressivo, spietato, intenso; Di Lavore, Raiti, Di Barca e Ferlito muoiono all’istante, mentre l’auto termina la sua ultima corsa contro la 500 della giovane Nunzia Pecorella, rimasta ferita ma salva.

Ucciso in un agguato mafioso mentre trasporta un detenuto

Franzolin, seduto sul sedile posteriore, riesce ad aprire lo sportello; esce impugnando la pistola nel tentativo di rispondere al fuoco, ma solo pochi passi e si accascia in una pozza di sangue. Il primo a raggiungere il luogo della strage è il Generale Dalla Chiesa – Prefetto dei 100 giorni – che cerca un lenzuolo per coprire i corpi di quei poveri ragazzi.

Poche centinaia di metri più avanti, la BMW e l’Alfetta 200 vengono abbandonate e date alle fiamme. Sul posto, invece, la scientifica rileva 60 bossoli di mitraglietta e 6 di cartucce a lupara.

La matrice catanese è da subito evidente, come anche l’obiettivo Alfio Ferlito. Ci vorranno venti anni per dare un nome agli assassini e al mandante, Totò Riina, che fece un favore al suo alleato Nitto Santapaola, rivale del Ferlito.

All’App. Silvano FRANZOLIN, ucciso nell’agguato mafioso noto alle cronache come “la strage della circonvallazione”, è stata conferita la “Medaglia d’Oro al Valor Civile, alla Memoria” con la seguente motivazione:

“Nel corso di un servizio di scorta, veniva raggiunto da numerosi colpi d'arma da fuoco esplosigli contro da alcuni malfattori, al fine di uccidere il detenuto tradotto. Sebbene gravemente ferito, fuoriusciva dall'auto impugnando l'arma in dotazione per affrontare gli aggressori ma, colpito a morte, si accasciava al suolo. Splendido esempio di sprezzo del pericolo ed alto senso del dovere, spinti sino all'estremo sacrificio”.

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