Caro bollette? "L'estrazione del metano nel Polesine non è la soluzione"
Da un lato c'è il Governatore Zaia, dall'altro i Verdi. In mezzo una polemica sulle soluzioni per fermare l'incremento (ormai insostenibile) delle bollette...
E' bufera sulle soluzioni proposte dal Governatore del Veneto, Luca Zaia, per fermare l'incremento dei costi delle bollette... Il Presidente, infatti, si è detto favorevole alla ripresa dell'attività delle trivelle, ma anche del nucleare. Posizione, ovviamente, che trova dall'altra parte della barricata gli ambientalisti, totalmente in disaccordo con Zaia.
Caro bollette? "L'estrazione del metano nel Polesine non è la soluzione"
“Le bollette degli Italiani non sono cresciute per il NO al nucleare espresso dai cittadini mediante due referendum”.
La Consigliera regionale di Europa Verde, Cristina Guarda, commenta così le recenti dichiarazioni del Presidente Zaia su produzione e costi dell’energia:
“Se l’obiettivo che ci prefiggiamo è la decarbonizzazione e la produzione di energia sostenibile, il nucleare oggi rappresenta il suo esatto opposto. In Francia l’industria nucleare è fortemente indebitata e necessita di ingenti sussidi pubblici per sopravvivere, ecco da dove nasce la spinta da parte del Governo francese per l’inserimento del nucleare nella tassonomia UE.
Alla carenza di garanzie sul livello di sicurezza degli impianti si aggiungono i tempi biblici di realizzazione degli impianti stessi. Chi ritiene di dare risposta al caro bollette con qualcosa che non si potrà realizzare prima di 10-15 anni pecca di irrealismo. Con le sue dichiarazioni il Presidente Zaia forse renderà felici le lobby del nucleare e del gas ed il suo partito, ma sicuramente non fa il bene dei Veneti.
Sulla questione gas aggiunge Guarda:
“Pensavamo che la nostra Regione fosse contraria a nuove estrazioni di gas nell’Adriatico, invece oggi scopriamo che estrarre dalle piattaforme già esistenti non sarebbe un male. Peccato che l’impatto da utilizzo del gas non dipenda dal dove lo si estrae, se da impianti nuovi o vecchi, ma dal fatto che si tratti di un combustibile fossile che comporta elevate emissioni di CO2 nell’atmosfera.”
La soluzione secondo la Consigliera di Europa Verde:
“Dobbiamo investire seriamente, le promesse non bastano, in energie rinnovabili. Le rinnovabili e l’idrogeno possono rendere il Veneto autonomo nella produzione di energia, con un impatto favorevolmente importante anche per le tasche dei Veneti. Inoltre, per produrre energia da fonti rinnovabili non serve consumare ulteriormente il suolo pubblico: dai tetti dei capannoni alle discariche abbandonate o ai grandi parcheggi pubblici o privati, gli spazi non mancano. A mancare, semmai, è la volontà politica.
Nel frattempo la nostra Regione preferisce investire in mini centrali idroelettriche capaci di produrre energia per pochi nuclei famigliari, andando a deturpare chilometri di corsi d'acqua e di suolo, probabilmente allo scopo di fornire certificati verdi utili a poche imprese che necessitano di giustificare una certa quantità di emissioni nell’aria; la vera produzione idroelettrica del Veneto, quella attualmente in uso, deriva esclusivamente dalle centrali idroelettriche storiche. Allo stesso tempo l'eolico offshore rimane incomprensibilmente al palo, nonostante i tanti progetti annunciati, anche a livello nazionale.”
Conclude Guarda:
“L’apertura di Zaia al nucleare coincide con l’avvicinamento della discussione del nuovo Piano rifiuti del Veneto, sarebbe quindi interessante chiedere al Presidente dove sogni di effettuare lo stoccaggio ed il raffreddamento dei rifiuti e delle sorgenti radioattive provenienti da ipotetiche centrali in Veneto! Cosa preferirà tra lago, laguna, Po e Adige?”.
Un po' di storia...
Occorre fare un passo indietro per capire la posizione dei Verdi sulle estrazioni. In Polesine, infatti, fino a pochi anni fa erano in funzione. Ma proprio queste operazioni di estrazione avevano provocato alcune conseguenze ben note, come l'aumento della possibilità delle alluvioni e il fenomeno della subsidenza, che in seguito all'estrazione del metano, era stato caratterizzato da una velocità maggiore rispetto a quanto succederebbe naturalmente in questo territorio.
L'abbassamento del suolo può, infatti, avvenire per cause naturali per processi geologici. Ma l'impatto di operazioni esterne, come le trivellazioni, appunto, può contribuire. E il risultato più evidente è quello delle inondazioni: celebre, purtroppo, quella del 1951, che spinse a sospendere le estrazioni. In quel momento erano attivi 993 pozzi: l'alluvione del Po fu devastante e spinse a capire le ragioni di tale fenomeno.
Il 1961 fu l'anno della svolta, per certi versi, con la chiusura di tutte le centrali: in quell'anno lo sprofondamento toccò la quota record di 3,5 metri. Ora è chiaro che, guardando alla ripresa dell'attività, qualcuno possa nutrire alcuni dubbi sulla "bontà" della soluzione per ovviare al caro bollette...