Non è nuovo il territorio polesano a notizie di questo genere, giacché durante la seconda guerra mondiale fu martoriato non poco dall’invasore nazista a causa di uccisioni e deportazioni, talché, appunto, di tanto in tanto si ha notizia di risarcimenti anche molto ingenti per cause intentate da parenti al governo tedesco per reati che vanno sotto la fattispecie: crimini contro l’umanità.
Con una mano lo Stato dà e con l’altra riprende
In questo caso sono i famigliari di tale di Dino Pozzato ai quali sarebbero stati riconosciti 82 mila euro di risarcimento, ma è lo Stato fare ricorso.
La storia del Fante Dino Pozzato
Il giovane polesano venne internato in Germania come prigioniero di guerra e quando quando si presentò in bicicletta, a Taglio di Po, dopo due anni di prigionia pesava appena 35 chili.
Dino Pozzato che era inquadrato nel 12° Rggt. di fanteria, era stato fatto prigioniero in Albania, il 12 settembre 1943 e sottoposto ai lavori forzati da dove fu rimpatriato il 5 giugno 1945.
Era superstite dal campo di lavoro di Holzhausen, dopo essere stato internato anche nel lager di Wiener Neudorf, Mauthausen.
Croce al merito di Guerra, da quella esperienza e dalle conseguenze di ordine fisico e psicologico, Dino Pozzato non è mai guarito ed a causa di esse nel 1982 si è ucciso.
La significativa sentenza
Ora una sentenza del Tribunale di Roma riconosce che gli internati militari italiani furono schiavi, privati di diritti essenziali e sottoposti a violazioni sistematiche del diritto internazionale e fissa in 82mila euro il risarcimento da riconoscere ai suoi familiari.
Con una mano lo Stato sembra dare e con l’altra, invece, toglie, vero come e vero che l’Avvocatura dello Stato ha presentato ricorso ed in una udienza fissata per novembre 2027, vorrà dimostrare che la riduzione in stato di schiavitù sarebbe prescritta.
La famiglia però eccepisce che non di questo si tratta e, patrocinata dall’avvocato Fabio Anselmo, riporta il tutto nel quadro più ampio di crimini contro l’umanità, che prescrizione non hanno.
Riepilogando
Il Tribunale civile di Roma riconosciuto un risarcimento di 82.318 euro, che sarebbero in carico alla Repubblica federale tedesca, per i superstiti di Pozzato il quale, catturato nel 1943, dopo l’Armistizio, venne internato in tra Germania ed Austria, per 632 giorni.
Nella causa sarebbero state verificate violazioni al diritto internazionale fino al trattamento da “schiavo militare”: ovvero un vero e proprio crimine di guerra.
Al Giudice sembra tutto chiaro
Per il Giudice, Assunta Canonaco, la pretesa dei famigliari è sostenibile a partire dal fatto che, per essere sottratti alle guarentigie del diritto internazionale, per soldati italiani catturati venne istituita la categoria degli Internati Militari Italiani (IMI), privandoli della tutela prevista per lo status di prigioniero di guerra.
E’ stato provato poi, come le condizioni reali degli internati fossero disumane e lesive del prigioniero in spregio alle convenzioni sul trattamento di quei prigionieri che lo storiografia indica comunemente come “schiavi militari”.
All’Avvocatura meno
Come sia possibile che l’Avvocato dello Stato si sia appellato e non intenda riconoscere il danno derivante dalle sofferenze patite da un servitore dello Stato stesso, e quantificato in 82.318 euro, è difficile da credere.
Speriamo sia solo un atto dovuto ed aspettiamo anche noi novembre 2027, sperando che giustizia sia fatta.