Nella giornata di martedì 28 ottobre 2025, la Procura di Rovigo ha rinviato a giudizio in contumacia, tale Karel Dusek, ceco 47enne, per un omicidio che quegli avrebbe commesso il 29 giugno 1998 al chiosco «Ai Casoni di Elisa ed Arnaldo» sulla spiaggia libera di Rosolina mare.
Venne allora scoperto il corpo di Elisea Marcon, 59enne originaria di Paese (TV) poco distante da quello della figlia adottiva Cristina De Carli, 25enne, che, in condizioni disperate sopravvisse appena quattro giorni alle mortali ferite inferte.
Secondo il Procuratore, poteva essersi trattato di una rapina finita male, come si suole dire, alla quale avrebbe partecipato anche una seconda persona tanto che, nel corso delle indagini svolte in questi anni, partendo dalle tracce del Dna rilevate sulle vittime e conservate dai Ris di Parma, la Procura di Rovigo indagò proprio altri due cechi, Karel Reznicek e David Moucha, finiti nella loro rete ma che, alla fine, risultarono estranei ai fatti di Rosolina.
Arriviamo a Karel Dusek
Dusek viene accostato al delitto nel 2023 quando, proprio dal Dna emergono somiglianze tra quello custodito nella Banca dati del Dna e quello estratto da un mozzicone di sigaretta rinvenuto nella Fiat Argenta rubata dal ceco ad una delle vittime, per allontanarsi da Rosolina dopo l’aggressione.
Questo riscontro della scientifica, oltre ad alcune testimonianze secondo le quali era sicuramente Dusek a frequentare il chiosco gestito dalle due donne con il nome di “Carlo”, hanno ristretto la rosa dei sospetti e portato il ceco all’attenzione della Procura che ha riaperto, dicevamo, il caso.
Proprio sul rilievo pubblico della vicenda, il Procuratore della Repubblica di Rovigo, dott.ssa Manuela Fasolato, insieme al Comandante Provinciale dei Carabinieri di Rovigo, Col. Edoardo Campora, hanno sottolineato come le indagini abbiano permesso di chiarire i fatti:
“Le indagini, delegate ai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Rovigo con l’ausilio del Reparto Carabinieri Investigazioni Scientifiche di Parma, hanno consentito di individuare un profilo genetico che è stato confrontato con quelli internazionali, ottenendo un match positivo”.

Dettagli delle indagini
Le indagini, che hanno approfondito i primi accertamenti del 1998, hanno incluso riesami dei reperti, ulteriori esami tecnico-scientifici, analisi del materiale fotografico e raccolta di nuove testimonianze. Grazie all’entrata in vigore del Trattato PRUM nel 2023, è stato possibile confrontare i profili genetici tra i paesi aderenti all’area Schengen, ottenendo un riscontro positivo.

In particolare, il profilo genetico è stato rinvenuto su un sacco a pelo utilizzato da Dusek, che dormiva dapprima in un casone abbandonato vicino al ristorante Ai Casoni e negli ultimi due giorni prima del delitto nel ripostiglio all’interno del ristorante, e sul mozzicone di sigaretta ritrovato nella Fiat Argenta di proprietà di M.E., utilizzata il 29 giugno 1998 per la fuga dai responsabili del duplice omicidio e abbandonata a Mestre. La collaborazione con le forze di polizia di Austria e Repubblica Ceca ha permesso di identificare Dusek come principale sospettato.
Ventotto anni dopo
Ieri mattina, dunque, Karel Dusek, patrocinato dall’avvocato d’ufficio Pier Luigi Rando, è stato rinviato a giudizio per il duplice omicidio delle due donne, e la prima udienza del processo per omicidio volontario è stata fissata per il 13 marzo 2016 avanti alla Corte d’Assise.
Uccel di bosco
L’imputato, come anticipato, è stato rinviato a giudizio in contumacia, dato che, da poco uscito dal carcere di Plzen in Repubblica Ceca dov’era detenuto per reati contro il patrimonio, si sarebbe dato alla macchia dallo scorso 12 ottobre 2025.
Tornando al fatto di sangue
Karel Dusek all’epoca dei fatti aveva 20 anni e sarebbe stato assiduo frequentatore – altri ha scritto che fosse proprio lavapiatti – al chiosco “Ai Casoni” gestito da Elisea Marcon e dalla figlia adottiva Cristina De Carli.
Quando furono rinvenute, si ipotizzò che le due donne fossero state colpite più volte al capo con uno strumento contundente, una spranga o un martello, una o due persone: solo Dusek per ora noto, grazie al Dna rinvenuto come sopra raccontato.
Dopo essersi appropriati dell’incasso di circa 400.000 lire, i delinquenti erano fuggiti con la Fiat Argenta di proprietà della De Carli, ritrovata poi a Marghera.
Dai rilievi effettuati, pare che la Marcon fosse morta subito mentre la figlia è morta quattro giorni dopo all’Ospedale di Padova a causa delle ferite riportate nell’aggressione.
Sono stati poi precisati i dettagli medico-legali delle ferite:
“Il soggetto cagionava la morte di M.E. e della di lei figlia D.C.C. colpendole ripetutamente sul capo mediante l’uso di uno strumento contundente, decedendo M.E. per le lesioni encefaliche riportate con distruzione del parenchima cerebrale e decedendo D.C.C. per le gravissime lesioni cranio-encefaliche riportate”.
A marzo il processo
Nel procedimento i tre fratelli di Elisea Marcon, Germano, Silvia e Maria Pia, si sono costituiti parte civile e sono assistiti dall’avvocato Martino De Marchi il quale avrebbe commentato:
“Speriamo che il processo porti chiarezza su cosa successe quel fine giugno 1998 che ci dia la verità. I fratelli della Signora Marcon in questi anni non hanno mai smesso di sperare”.
