Riceve in eredità 88 reperti antichi, li affida ai Carabinieri per esporli al Museo di Adria
Anfore, piatti, vasi risalenti a duemila anni fa o forse più: ha deciso di consegnarli alle autorità per preservare la storia e la legalità

Nella primavera del 2024, una donna residente nella provincia di Rovigo ha ricevuto in eredità una collezione molto particolare. Non si trattava di soldi, gioielli o immobili, ma di ottantotto reperti archeologici di grande valore storico: anfore, piatti, vasi risalenti a duemila anni fa o forse più. Invece di conservarli privatamente o di venderli, ha scelto di rivolgersi ai Carabinieri per chiarire la situazione legale di questi oggetti.
In Italia, il possesso di reperti archeologici è soggetto a normative molto rigide. Non basta ereditarli per averne il pieno diritto, perché è necessario dimostrare che sono stati acquisiti legalmente e non siano stati sottratti illegalmente da siti archeologici o da scavi clandestini. Spesso, purtroppo, questa documentazione non è presente.
Indagini, recupero e valorizzazione al Museo Archeologico Nazionale di Adria
L’intervento delle autorità è iniziato dopo la segnalazione della donna. Un lungo lavoro investigativo è stato portato avanti dal Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri, insieme alla Soprintendenza e agli archeologi, sotto la direzione della Procura di Padova. L’indagine è durata circa un anno e ha permesso di ricostruire la provenienza degli oggetti.
È emerso che una parte della collezione derivava da scavi clandestini e compravendite poco trasparenti, con pezzi probabilmente sottratti da tombe violate. Un’altra parte, risalente agli anni Settanta, proveniva da acquisizioni effettuate in un periodo in cui le normative erano meno restrittive e i controlli meno rigorosi. A febbraio 2025 il Tribunale di Padova ha disposto il dissequestro e l’assegnazione definitiva della collezione al Museo Archeologico Nazionale di Adria.



La presentazione ufficiale del patrimonio è avvenuta recentemente ad Adria, alla presenza di Alberta Facchi, direttrice del Museo, del sindaco , del prefetto e del colonnello dei Carabinieri. Il Tenente Colonnello Emanuele Meleleo ha ricordato che tutto è iniziato dalla decisione responsabile della donna di rivolgersi alle autorità.
Maria Cristina Vallicelli, funzionaria della Soprintendenza, ha illustrato il valore culturale dei reperti: si tratta di ceramiche vascolari provenienti dalla Grecia, dalla Magna Grecia e dall’Etruria, risalenti a un periodo compreso tra la fine del VII secolo e la prima metà del II secolo avanti Cristo. Tra gli oggetti figurano anfore, vasellame da mensa e recipienti per il vino, probabilmente parte di corredi funerari recuperati da tombe violate.
Il Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri, attivo dal 1969, rappresenta una eccellenza italiana nella protezione del patrimonio artistico e culturale. La sua attività non si limita al recupero di beni trafugati, ma si estende anche all’educazione e alla sensibilizzazione sull’importanza di tutelare il patrimonio archeologico, spesso minacciato dal mercato nero.