Convertire il sito Ecopol in un impianto di trattamento rifiuti pericolosi, a Rovigo la protesta per dire no
Wwf e associazioni ambientaliste sono scesi in piazza per chiedere alla Provincia di avviare la procedura di valutazione di impatto ambientale per il sito di stoccaggio della Ecopol
Domenica 27 ottobre 2024, le associazioni e i comitati per la protezione dell’ambiente sono scesi in piazza a Rovigo per lanciare un ultimo appello affinché la proposta di conversione a impianto di trattamento di rifiuti pericolosi ad alte temperature dell’attuale sito di stoccaggio della Ecopol venga sottoposta a Valutazione di Impatto Ambientale.
No al progetto dell'impianto di depurazione di fanghi pericolosi
Si dovrà attendere fino a inizio dicembre 2024 per la decisione della commissione tecnica provinciale sull'assoggettare o no alla Valutazione di impatto ambientale il progetto di trasformare l'impianto di stoccaggio di via Amendola, tratto della Statale che dal capoluogo polesano arriva a Lendinara, in uno stabilimento che tratterà terreni contaminati utilizzando il desorbimento termico.
II sistema di termodistruzione di idrocarburi che propone Ecopol, con un aumento di oltre 7 volte la potenzialità massima di accorpamento attuale del sito, arriverebbe dove oggi l'autorizzazione serve per "stoccare e accorpare" rifiuti pericolosi e non pericolosi.
L'attesa per il pronunciamento è stata confermata alla manifestazione indetta in piazza Vittorio Emanuele da WWF Provinciale di Rovigo, Legambiente Rovigo – Circolo A. Langer Aps, Italia Nostra Rovigo, Rete dei comitati polesani a difesa della salute e dell’ambiente, Slow Food Rovigo, Lipu Rovigo, Amici della bici di Rovigo Fiab Aps, e l’associazione “Il Tarassaco” Odv.
"L'associazione il Tarassaco, insieme a tante altre associazioni e liberi cittadini, era presente in piazza Vittorio Emanuele di Rovigo alla manifestazione per chiedere la Valutazione di Impatto Ambientale dell'impianto di trattamento rifiuti tossici "Ecopol" che dovrebbe sorgere a Rovigo in via Amendola.
Il nostro presidente, Matteo Cesaretto, ha fatto appello a tutte le forze politiche a prescindere dal colore politico per garantire trasparenza e dignità a questo territorio, affinché il Polesine non sia etichettato a zona "sacrificabile" destinata a pagare il costo dello "sviluppo" di altri. La V.I.A diventa pertanto condizione minima e necessaria che sta nelle dinamiche della democrazia.
Il Polesine ha già pagato un costo molto alto: lo dimostrano vicende come la Coimpo di cui ricorre il decennale con buona pace dei morti che attendono giustizia e dei rifiuti che democraticamente rimangono sepolti.
Serve cambiare passo ed imparare ad alzare la testa. Il nostro impegno come cittadini e come associazione può trovare senso solo se a maturare è una consapevolezza condivisa che non conosce divisioni ma risponde unicamente ad un interesse superiore e comune: la salute di tutti noi ed il futuro dei nostri figli".
La protesta a Rovigo
Tutto dipende dalle controdeduzioni che Ecopol presenterà. E' stato infatti chiesto più tempo in risposta alla serie di osservazioni tecniche delle associazioni ambientaliste sul progetto proposto.
Osservazioni che rilevano criticità per la qualità dell'aria e delle acque, come la presenza di fanghi contenenti Pfas, e per le bellezze paesaggistiche e ambientali vincolate.
I termini per le controdeduzioni del proponente rispetto alle osservazioni, alle quali già lo scorso agosto si sono aggiunte 2.300 firme consegnate al presidente della Provincia perché la procedura di Via abbia luogo, allungano così al 4 o 5 dicembre la scadenza per la decisione della commissione provinciale.