Nel Delta del Po la metà degli argini del Grande Fiume è a rischio
L'autorità del fiume Po avverte: "Si colgano le opportunità del Pnrr per intervenire"
I cambiamenti climatici in atto obbligano a considerare al più presto come priorità gli improvvisi stravolgimenti metereologici causati da alluvioni improvvise quanto distruttive: il Piano da 550 milioni consegnato al governo nel 2018 è in attesa di finanziamento: il PNRR può essere una opportunità per i territori
Nel Delta del Po la metà degli argini del Grande Fiume è a rischio
L’attuale prolungata condizione di siccità diffusa nel distretto del fiume Po rappresenta oggi la situazione di maggiore urgenza nel comprensorio Padano, ma è fuori di dubbio che proprio gli stravolgimenti idro-meteo-climatici possono alternare a questi scenari anche possibili periodi in cui l’accumulo di risorsa idrica negli alvei del Grande Fiume e dei suoi 141 affluenti – a causa di precipitazioni copiose ed improvvise – può mettere seriamente a repentaglio la sicurezza idraulica delle comunità rivierasche e dell’ambiente circostante.
Nel 2018, dopo aver avviato un capillare percorso di monitoraggio con la fattiva collaborazione di AIPo (Agenzia Interregionale per il Po) e dei diversi enti territoriali, l’Autorità distrettuale del Fiume Po ha redatto un progetto mirato, ora aggiornato, indicando tutte le aree a rischio idraulico (con franco arginale inadeguato) mostrandone, al contempo, il livello potenziale di fragilità.
Lo studio progettuale, che vede 16% delle arginature del Grande Fiume a potenziale rischio, indica le principali zone su cui intervenire nei comprensori di Pavia, Piacenza, Mantova, Ferrara e Rovigo per un valore stimato di circa 550 milioni di euro.
Proprio in questo periodo infatti si sta animatamente dibattendo sulla reale possibilità di riuscire a spendere in investimenti utili e rispettando progettazioni già in essere con rigide tempistiche tutti i fondi europei messi a disposizione dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e in quest’ottica il pacchetto di interventi necessari, messo sul tavolo degli investimenti e accantonato, in un primo momento, dai precedenti esecutivi, potrebbe tornare di grande utilità al sistema nella lotta al mutamento del clima, rendendo più performante la stessa capacità di adattamento delle singole aree.
Il fabbisogno per gli interventi di adeguamento di sicurezza arginale nel distretto del Po, tra le altre cose, è già inserito a pieno titolo nel repertorio Rendis e di fatto viene considerato una priorità per l’intero territorio.
“Oggi – ha evidenziato il Segretario Generale dell’Autorità di bacino Distrettuale del Fiume Po Alessandro Bratti – rilanciamo in modo convinto l’utilità di questi lavori idraulici necessari per la sicurezza di tutti e proponiamo che, in caso di mancati investimenti o avanzi di risorse finanziarie del PNRR, possano essere impiegati su una priorità territoriale così alta come quella che avanziamo e sulla quale siamo pronti a collaborare da subito; comuni, enti locali, comunità rivierasche e portatori di interesse sarebbero sicuramente più tranquilli di fronte ad un’opera di manutenzione così strategica e su larga scala”.
Pur considerando, ove possibile, un maggior spazio per i corsi d’acqua in modo da incrementarne la naturale capacità di laminazione delle possibili piene il bacino Padano, diffusamente urbanizzato spesso in maniera disordinata, ha attribuito nel tempo una rilevanza fondamentale alla struttura arginale che, insieme alle golene, rappresenta ancora oggi lo strumento principale di difesa idraulica in tutti i territori sottesi al Po; questo ruolo comporta dunque una più attenta e costante cura manutentiva dei tratti esaminati e giudicati più fragili; occorrono pertanto interventi di consolidamento che, attraverso l'impiego delle più moderne tecniche idrauliche, ne consentano la conservazione e la funzionalità.