Rigassificatore di Rovigo a controllo statale? L'ipotesi che piace ai sindacati (e non solo)
Quali sono le voci su questa eventuale cessione? Quali le conseguenze?
Non sarebbero più solo rumors che si rincorrono nelle segrete stanze delle trattative. Ma voci confermate. Confermate proprio dai principali attori nella partita. Una partita, vogliamo essere chiari, che si "gioca" su un settore davvero complesso e strategico, soprattutto alla luce delle conseguenze provocate dall'invasione russa in Ucraina. Parliamo di energia. E di impianti fondamentali.
Rigassificatore di Rovigo a controllo statale?
Sotto i riflettori c'è il rigassificatore di Rovigo, che proprio ieri ha "celebrato" l'arrivo della nave numero 1000, e che fino a questo momento è stato in grado di immettere sul territorio nazionale, in rete, quasi 85 miliardi di metri cubi di gas. Di preziosissimo gas, viste quanto è divenuto delicato l'equilibrio tra chi vende e chi compra il combustibile. Ciò detto, anche di fronte a questo "scenario", l'annuncio crea un certo disorientamento: l'impianto è in vendita.
L'ipotesi che piace ai sindacati (e non solo)
Il gigante del petrolio che ne detiene più del 70 per cento, ExxonMobil, avrebbe confermato le intenzioni di cedere le quote. In altre parole si sta verificando l'interesse del mercato per la partecipazione della sua affiliata in Adriatic Lng. E quindi tutto il dossier in queste ore starebbe passando di mano in mano tra i principali advisor internazionali, anche perché sul "piatto" ci sarebbe pure l'altra "fetta", quel 22 per cento di proprietà di un altro colosso, Quatar Energy. E questo cosa significa?
Nessuna decisione è stata presa
Prima di tutto che non ci sono ancora accordi e che nessuna decisione è stata presa. Ma poi c'è un altro aspetto. Molto rilevante per l'Italia: potrebbe essere la bandiera tricolore a sventolare sul rigassificatore di Rovigo. In tanti, infatti, sindacati in primis, tifano per una eventuale cessione nelle mani dello Stato o di qualche partecipata. Sarebbe strategico per diverse ragioni. Prima di tutto per il piano di aumento della capacità di rigassificazione, prevista nei prossimi anni, da 9 a 11 miliardi di metri cubi l'anno. Poi per il cosiddetto "sistema Italia", in funzione della transizione energetica del nostro Paese.
Quali benefici per il territorio?
E infine perché una quota è già in mano "nostra". Snam, infatti, è il terzo azionista del gruppo, avrebbe un diritto di prelazione sull'eventuale vendita del "pacchetto". Ma come già detto in precedenza, non ci sono né conferme né smentite su questa partita. Di certo, fosse questo lo scenario, con l'Italia al timone dell'impianto si potrebbe anche mettere il capello sul tema dell'occupazione e su qualche beneficio nei territori limitrofi all'impianto. Sconti in bolletta? Potrebbe essere una carta da giocare...