Il dramma dei popoli kurdo ed ezida raccontato (senza retorica) da Zerocalcare, Cruciati e Beritan
Il ricavato di entrambi gli eventi, al netto delle spese, è stato destinato dagli organizzatori per la ricostruzione nelle zone colpite dal terremoto che ha devastato Turchia e Siria
Come raccontare il popolo ezida, quello kurdo e ciò che accade in Medio oriente, senza soffermarsi ai fatti di cronaca e senza cedere alla retorica? Il doppio evento di venerdì 24 febbraio al cinema teatro Duomo di Rovigo lo ha fatto, mescolando reportage, fumetto e film, in una serata speciale con ospiti mai visti in città: Chiara Cruciati e Rojbin Beritan, autrici del libro "La montagna sola" e Zerocalcare, autore de "No sleep till Shengal". Arrivati a Rovigo dopo una tappa padovana al CSO "Pedro", affollatissima di pubblico. Doppio evento, quello rodigino, perché l'incontro fissato inizialmente per le 20.45 ha visto esaurire in una manciata di giorni i 400 posti disponibili, tanto da spingere gli organizzatori ad aggiungerne un altro nel pomeriggio. E anche questo ha visto una partecipazione da grandi occasioni, con un pubblico variegato e in larga parte nuovo per il cinema del centro storico rodigino.
Il dramma dei popoli kurdo ed ezida raccontato (senza retorica) da Zerocalcare, Cruciati e Beritan
Ad aprire la proiezione di "Tekoser. Partigiano orso", film dedicato a Lorenzo "Orso" Orsetti, attivista fiorentino morto in Rojava, regione della Siria in cui il popolo kurdo sperimenta da anni un modello di società democratico, egualitario, rispettoso dei diritti delle donne e delle minoranze, ispirato alla visione del leader kurdo Abdullah Ocalan. Orsetti era andato per toccare con mano ciò che accadeva nella regione e per combattere in prima linea contro i miliziani dello Stato islamico. Con lui in Siria c'era anche Marco, rodigino, che ne ha ricordato la figura e la causa per cui avevano scelto di battersi.
Intervistate dalla giornalista Agnese Casoni, Rojibin Beritan e Chiara Cruciati hanno presentato la loro ultima fatica, dedicata al poco conosciuto popolo ezida, che abita il nord dell'Iraq:
"Un libro nato da una urgenza, ossia un viaggio che abbiamo fatto in fretta con Michele (Rech, alias Zerocalcare, ndr.) pensando che la sua visibilità avrebbe fatto parlare degli ezidi - racconta Beritan - Gli ezidi sono conosciuti per la strage del 2014 a opera dell'Isis, ma sono un popolo con un credo sopravvissuto da tempi antichissimi, prima dei culti monoteisti. Sono stati perseguitati come eretici e lo sono tuttora, perché non si sono fatti assimilare dalle culture dominanti. Ma il loro credo è una filosofia di vita quotidiana".
"La struttura sociale ezida e il loro credo antichissimo sono collegati alla natura e ai quattro elementi - prosegue Cruciati - e questo si riflette nel loro esperimento politico di oggi, basato sul confederalismo democratico, fatto di democrazia di base, radicale, diretta, che si fonda sui diritti delle donne. E' ciò che più mi ha colpito di questo popolo: ciò in cui credono si rispecchia in come agiscono".
Di "No sleep till Shengal" ha parlato Zerocalcare, partendo dal titolo:
"Nasce per vari motivi, alcuni più scemi, altri più seri: cita "No sleep till Belfast" degli Stiff Little Fingers, come "Rojava Calling" richiama "London Calling" dei Clash. Volevo che si capisse la continuità tra i due libri. Ma il titolo rievoca anche la difficoltà del viaggio, molto complesso in un territorio frammentato tra molte entità, in cui per percorrere pochi chilometri sono occorsi giorni, partenze negli orari più imprevedibili, spesso senza riuscire a dormire".
Un libro a fumetti che, prosegue l'autore, "porta il mio nome, ma dietro ci sono tante persone che erano in viaggio con noi e hanno contribuito con foto, video, interviste". E' possibile riuscire a parlare di certi temi e certe cause, riuscendo a essere mainstream? "E' complesso. La mia serie per Netflix, ad esempio, è stata attaccata in Turchia perché in alcune scene appariva appesa al muro una bandiera delle YPG, le unità di protezione popolare kurde".
Il ricavato di entrambi gli eventi, al netto delle spese, è stato destinato dagli organizzatori per la ricostruzione nelle zone colpite dal terremoto che ha devastato Turchia e Siria. Per il cinema Duomo, unica sala del centro cittadino, riaperto appena un anno e mezzo fa, un grande evento che conferma la vocazione di essere prima di tutto uno spazio culturale aperto alla città, alle associazioni e anche ai momenti di confronto su temi sociali, civili, di attualità.
Le foto sono di Cristina Sartorello