Rischi alti e pochi vantaggi

No alle trivelle, il Delta polesano chiede aiuto a Bonaccini

Il presidente del Parco del Delta, Moreno Gasparini, scrive al presidente dell'Emilia Romagna

No alle trivelle, il Delta polesano chiede aiuto a Bonaccini
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Moreno Gasparini, presidente del Parco del Delta Veneto ha scritto una lettera al presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, per chiedere di fare fronte comune contro la ripresa delle trivellazioni in adriatico, resa possibile dopo l'approvazione del decreto Aiuti che sblocca la ripresa delle operazioni.

Rischio subsidenza

Nella sua lettera, il presidente Gasparini mette nero su bianco le preoccupazioni di tutto il polesine che si basano su un unico concetto: il rischio di subsidenza cioè il fenomeno che porta all'abbassamento della terra nei confronti del livello del mare. Si tratta di una situazione potenzialmente molto rischiosa per un territorio come il polesine che è già considerevolmente abbassata e che in passato ha dovuto fare i conti con dolorosi episodi di alluvioni ed inondazioni.

 

Moreno Gasparini presidente Parco del Delta del Po

"La nascita del Parco del delta - spiega il presidente Gasparini - è stato fortemente voluto negli anno 90 appositamente per la tutela e valorizzazione delle risorse naturali, storiche e culturali, caratterizzanti l'area deltizia, sia veneta che emiliano-romagnola. Questo territorio è anche fragilissimo dal punto di vista idrogeologico. Infatti, attualmente il Delta è completamente sotto il livello del mare, fatta eccezione per gli argini, gli scanni e le poche dune fossili e per preservarne lo stato di equilibrio idraulico i Consorzi di bonifica Delta Po, Adige e Ferrarese gestiscono un efficientissimo sistema idraulico di drenaggio con idrovore di 6-7 mila kw di potenza in grado di sollevare più di un miliardo di metri cubi d'acqua l'anno immettendola nella rete dei canali di scolo e di irrigazione. E non si tratta della mera gestione di un'area sotto il livello del medio mare che in certe zone è di oltre 4 metri, ma anche di una vera e propria opera di continuo contrasto all'aggravarsi della condizione di disequilibrio idraulico".

Molti pericoli, pochi vantaggi

La contrarietà alla ripresa delle trivellazioni è motivata non solo dai 'costi' ambientali ma anche dalla scarsità di risultati che verrebbero prodotti dalle operazioni di estrazioni in adriatico.

"Il poco gas metano che sarebbe estratto nel Delta (circa il 2% del fabbisogno nazionale) non compensa il rischio enorme di rimettere in atto una tragica subsidenza con la conseguenza fatale della sparizione dell'area deltizia. Il recente accordo con il Governo dell'Algeria per la fornitura di gas all'Italia non ha dato la ricercata tranquillità ai nostri governanti? - dice ancora il presidente del Parco del Delta - Perché si è fermata la protesta dei territori quando invece sarebbe dovuta essere sempre più pressante nei confronti di chi sta decidendo, a livello nazionale, senza tenere in considerazione quello che sarà il futuro di migliaia di famiglie che con tanti sacrifici e lavoro si sono conquistate una tranquilla posizione sociale ed economica in questa terra del Delta del Po?"

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