Vittima del “Crac Dentix”: paga 500 euro ma i dentisti sono spariti
Una rata da 85 euro al mese non richiesta per cure dentali mai ricevute: adesso, la paziente chiede un risarcimento.
Si è sentito parlare in questi giorni del crack della nota azienda Dentix: come facile immaginare, sono tantissimi i pazienti rimasti in attesa di cure dentistiche che non arriveranno mai. Oltre il danno però, anche la beffa: esemplare il caso di una signora di Dolo che continua a pagare per un impianto mai iniziato. Ecco la sua storia
Il racconto della paziente
Era il mese di Novembre quando la signora si era recata presso il centro Dentix di Piazza Ferretto a Mestre per chiedere un preventivo per un impianto da effettuare. Una volta effettuato il controllo preliminare, dal momento che il costo per le cure andava oltre la sua disponibilità, aveva accettato un finanziamento ma non aveva mai firmato il documento inviato da Dentix:
“Quando sono stata da Dentix mi hanno visitato, hanno effettuato le radiografie e quantificato il costo delle cure e abbiamo discusso delle modalità di pagamento – dice la signora – Mi hanno proposto un finanziamento e a me andava bene perché si parlava di una cifra importante, quattromila euro, di cui non disponevo. Ma non ho messo nulla nero su bianco perché il mutuo andava fatto a nome di mio marito, che porta a casa la busta paga. Quindi sono rincasata e il giorno seguente ho inviato per whatsapp tutta la documentazione richiesta, tra cui l’Iban del nostro conto corrente, al dentista che mi aveva seguito. Successivamente, c’è stato recapitato il contratto di finanziamento con la relativa accettazione della domanda, ma né io né mio marito abbiamo mai firmato quel documento”.
Peccato che siano iniziati i prelievi dal conto corrente…
Eppure, dal 5 gennaio 2020 dal conto corrente del marito della paziente cominciano i prelievi delle rate, 84,17 euro al mese:
“Ne abbiamo già pagate sei – conclude la paziente -, ma non mi hanno mai chiamata per iniziare le cure, nonostante i tanti solleciti al dentista che mi aveva visitato e lasciato il numero di cellulare. Poi è subentrata la pandemia, ma speravo che una volta rientrata l’emergenza si facessero sentire. E invece… Qui non si tratta solo dei soldi indebitamente sottratti: sto tirando avanti con una protesi provvisoria, sto male e non riesco a mangiare”.
La donna, per recuperare il suo danaro, attraverso l’Area Manager e responsabile della sede di Dolo, Riccardo Vizzi, si è quindi affidata a Studio3A-Valore S.p.A., società a cui si sono rivolti anche altri pazienti “scottati” da Dentix.
“Per prima cosa richiederemo alla finanziaria il contratto di finanziamento per verificare se vi siano state apposte o meno le firme necessarie perché, se fosse confermato che il documento non è stato sottoscritto, saremmo di fronte anche a un grave episodio di frode che andrà denunciato tramite esposto alla Guardia di Finanza – spiega Vizzi – Contestualmente, trattandosi di un mutuo collegato a una prestazione mai fornita, pretenderemo da Cofidis anche l’integrale restituzione delle somme già versate e l’interruzione del finanziamento, e per ulteriore sicurezza ordineremo anche alla banca presso la quale i nostri assistiti hanno aperto il loro conto corrente di interrompere subito gli addebiti automatici. E infine invieremo una diffida formale a Dentix per la ripresa delle cure concordate, dal momento che ad ora, in Italia, non risulta ancora l’avvio di alcuna procedura fallimentare”.
Un caso che non è nuovo
C’erano già stati degli scandali legati alle “catene dentali”: lo stesso studio si era occupato anche della vicenda IdealSorriso, catena che ha chiuso i battenti poco più di un anno fa. Ermes Trovò, presidente di Studio 3A racconta:
“Sono tanti, troppi i casi che seguiamo di nostri assistiti che hanno subito ingenti danni, non soltanto economici ma purtroppo anche fisici, dalle cosiddette catene dentali, che sbandierano piani di cura “al ribasso” ma che alla fine, non infrequentemente, oltre ai pessimi risultati sul piano odontoiatrico, chiudono i battenti lasciando in brache di tela i propri pazienti. E si riciclano altrove. Il Governo e il Ministero della Sanità dovrebbe intervenire per arginare questo fenomeno pericoloso per la salute pubblica e per le tasche degli italiani”.