Delta del Po, nasce "Acqua campus natura": c'è anche l'affascinante testuggine a rischio estinzione
Potrà contare sulla stretta collaborazione con qualificati partner esperti
Ai due poli di ricerca agronomica in campo e dimostrazione sul risparmio idrico in agricoltura il CER e ANBI affiancano all’oasi ravennate di Volta Scirocco quello “Natura” con la mission di salvaguardare la locale biodiversità dal cambiamento climatico. Presentazione a Ravenna a Casa Matha insieme a Comune di Ravenna, Parco del Delta del Po, CESTHA e LIPU.
Delta del Po, nasce "Acqua campus natura": c'è anche l'affascinante testuggine a rischio estinzione
La salvaguardia delle peculiarità dell’ambiente naturale in cui viviamo passa anche attraverso la reale considerazione che attribuiamo agli stessi luoghi che la natura del nostro territorio ci offre. Luoghi che molto spesso si compenetrano con le attività che svolgiamo o che fanno da scenario di una ricchezza paesaggistica non sempre valorizzata o conosciuta per quanto meriterebbe.
Ed è per questa ragione, semplice ma non scontata, che in forza di un patrimonio naturale di straordinaria valenza e bellezza il Consorzio Canale Emiliano Romagnolo e ANBI, in occasione della Giornata Mondiale delle Zone Umide 2022, hanno ideato e presentato un nuovo progetto da affiancare alle molteplici funzioni che già il nutrito staff tecnico di ricerca dell’ente CER svolge a servizio di una gestione virtuosa della risorsa idrica votata al risparmio di acqua impiegata in agricoltura. Stamane, a Ravenna, presso la storica e prestigiosa sede Casa Matha, si è tenuto l’incontro di presentazione pubblica del nuovo sito CER Oasi di Volta Scirocco del CER (a Mandriole di Sant’Alberto, RA – compresa nel perimetro del Parco Regionale del Delta del Po) che avrà come mission la salvaguardia ambientale del luogo, dei corridoi ecologici e di biodiversità.
Il suo nome sarà “Acqua Campus Natura” e potrà contare sulla stretta collaborazione con qualificati partner esperti che non hanno voluto mancare alla illustrazione del progetto: Comune di Ravenna, Parco del Delta del Po e CESTHA (Centro Sperimentale per la Tutela degli Habitat).
Sui temi dell’importanza delle oasi umide e di questo nuovo centro ecologico strategico che si propone lo studio approfondito delle possibili azioni per contrastare la progressiva salinizzazione delle acque determinata dalla scarsità di piogge dell’ultimo decennio, nonché la difesa e l’espansione di una colonia relittuale della testuggine Emys orbicularis, prossima al rischio di estinzione e ancora presente nell’area (vedi immagine allegata) hanno relazionato, nel corso dell’incontro moderato dal giornalista Andrea Gavazzoli: Barbara Lori, assessore Regionale Emilia-Romagna; Francesco Vincenzi, presidente di ANBI, Nicola Dalmonte e Paolo Mannini, presidente e direttore generale del CER; Aida Morelli, presidente Parco Delta Po; Claudio Celada, direttore nazionale Conservazione e Natura di LIPU; l’Assessore Giacomo Costantini e l’architetto Vittoria Mencarini del Comune di Ravenna e Simone d’Acunto del CESTHA, mentre il saluto introduttivo è stato portato da Maurizio Piancastelli, presidente e padrone di casa di Casa Matha.
IL VALORE DELLE ZONE UMIDE PER AMBIENTE E COMUNITÀ
Le zone umide sono aree di eccezionale rilevanza perché forniscono innumerevoli benefici all’ecosistema e sono le aree con la presenza di maggiore biodiversità: il 40% delle specie vegetali e animali del mondo infatti nasce, vive e si riproduce proprio all’interno delle zone umide. Alcune di queste aree proteggono il territorio dalle inondazioni e migliorano la qualità dell’acqua grazie al processo di fitodepurazione che talvolta incide positivamente anche sul trattamento delle acque reflue urbane.
Quelle costiere sono anche fondamentali per proteggere dall’erosione il litorale e dall’ingresso salino nei terreni e nella falda. Importante è il loro effetto per contrastare le ripercussioni più negative dei cambiamenti climatici e il fenomeno di progressiva desertificazione; le zone umide possono prelevare e immagazzinare carbonio nel suolo e nella sostanza organica fino a 55 volte più velocemente delle foreste pluviali tropicali. Tutti “servizi” naturali che avvantaggiano l’ambiente circostante e dunque ogni settore attivo della società civile.
Purtroppo, nonostante la loro importanza, il 35% delle zone umide del mondo sono andate perdute negli ultimi 50 anni e stanno scomparendo molto più velocemente delle foreste; molte specie di piante e di animali dipendenti dalle zone umide sono quindi a rischio di estinzione. La riduzione delle piogge e l’incremento delle temperature in atto in Emilia-Romagna, ormai fenomeni climatici evidenti a carattere endemico, stanno via via prosciugando le nostre zone umide e incrementando il livello della quantità salina in quelle costiere, nelle quali si è già assistito a vistosi effetti negativi sugli uccelli palustri. Effetti che, nostro malgrado, sono in atto anche nell’Oasi di Volta Scirocco del CER sita a Mandriole di Sant’Alberto (RA) compresa nel perimetro del Parco Regionale del Delta del Po.
L’Oasi, che si è originata dalla stessa costruzione della Traversa fluviale di Volta Scirocco sul fiume Reno, è da oltre 50 anni salvaguardata con attenzione dal Consorzio e dopo ripetute azioni concrete di rinaturalizzazione effettuate in tre decenni è oggi assunta al vero e proprio ruolo di Oasi naturalistica caratterizzata dalla presenza di prati umidi, canneti e paludi, popolati da un’abbondante flora e fauna di alto interesse naturalistico.
Il CER, di concerto con ANBI, ha così deciso che l’Oasi sia l’ideale sito di studio sulla salvaguardia della biodiversità legata all’acqua diventando la sede del terzo polo della ricerca del CER: ACQUA CAMPUS NATURA. Gli studi sono già in atto con la collaborazione del CESTHA di Ravenna (Centro Sperimentale per la Tutela degli Habitat), finalizzata a contrastare la progressiva salinizzazione delle acque determinata dalla scarsità di pioggia dell’ultimo decennio, nonché a salvaguardare ed espandere una colonia relittuale della testuggine Emys Orbicularis prossima al rischio di estinzione ancora presente nell’area.
“Il cambiamento climatico che ci coinvolge tutti – hanno commentato il presidente del CER Nicola Dalmonte e il direttore Paolo Mannini – sta colpendo duramente sia l’ambiente che il mondo agricolo così rilevante nel nostro territorio e il CER fornisce per 130 km acqua a 13 mila ettari a zone umide tra le quali Punta Alberete (Ramsar) e Valle Mandriole arginando l’ingresso del cuneo salino abbiamo intrapreso e approfondito studi su queste aree di massima espressione di biodiversità animale e vegetale e contribuiscono a depurare la risorsa idrica e assorbono CO2 con indubbi vantaggi per tutte le attività umane che per l’habitat”.
Particolarmente soddisfatti del nuovo sito di ricerca e tutela ambientale anche il presidente nazionale di ANBI Francesco Vincenzi e l’Assessore di competenza della Regione Emilia Romagna Barbara Lori.
“Acqua Campus Natura – ha commentato Vincenzi – sarà il fulcro delle attività di ricerca in questo campo con rinnovata attenzione a ciò che i Consorzi in realtà svolgono ogni giorno nella loro attività con particolare attenzione all’aspetto ambientale. Oggi, grazie a questo innovativo centro studi, amplieremo e arricchiremo le nostre funzioni virtuose”.
Gli fa eco anche Barbara Lori, Assessore a Montagna, parchi, forestazione, programmazione territoriale e paesaggistica:
“Acqua Campus Natura è un decisivo passo avanti nell’ambito della tutela della biodiversità, di habitat e specie animali e vegetali, in un contesto, quello del Parco Delta, di grandissimo valore ambientale e paesaggistico. Un progetto che si sposa pienamente con le azioni concrete che, come Regione Emilia-Romagna, abbiamo deciso di mettere in campo, con la recente approvazione del Paf: ovvero il documento programmatico Prioritised Action Frameworks, riferimento anche per i Programmi Europei 2021-27. Un impegno che individua oltre 6mila interventi per la tutela e la valorizzazione dei 159 siti della Rete Natura 2000, tra 2021 e 2027. La nascita di Acqua Campus Natura è coerente con le linee di intervento del Programma di mandato 2020-2025 e condivise nel Patto per il Lavoro e per il Clima”.