Duro botta e risposta

Il mistero della cucciola di cerva salvata ma poi barbaramente uccisa fa esplodere le polemiche

Scontro senza esclusione di colpi tra l'assessore regionale all’Ambiente e Protezione Civile, Gianpaolo Bottacin e il Consigliere regionale del Partito democratico, Andrea Zanoni.

Il mistero della cucciola di cerva salvata ma poi barbaramente uccisa fa esplodere le polemiche
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Sarebbe dovuta essere una bella storia, ma invece, il salvataggio della cerva ad Auronzo di Cadore non ha avuto il lieto fine che tutti avrebbero voluto. E sul caso si è innescata una polemica politica: sulle barricate, da un lato l'assessore regionale con delega alla Protezione civile e all'Ambiente, Gianpaolo Bottacin.

Dall'altro lato il Consigliere regionale del Partito democratico, Andrea Zanoni. Le "accuse" del Dem? In discussione c'è il funzionamento dei Centri recupero fauna selvatica in Veneto, sui quali - dice -  "a fine 2020 abbiamo depositato ben due interrogazioni ancora senza risposta".

Cucciola di cerva salvata e poi uccisa, si accende la polemica

A dare la notizia era stato l'assessore regionale con delega all'Ambiente e alla Protezione civile, Gianpaolo Bottacin, con un certo grado di soddisfazione per l'impegno delle tute gialle, che avevano salvato la vita di una cucciola di cerva recuperata nel torrente Ansiei ad Auronzo di Cadore.

"Una piccola femmina di cervo, stremata sull'Ansiei soccorsa dal Gruppo di Protezione Civile di Auronzo, scaldata e rifocillata e successivamente consegnata alla Polizia Provinciale. Sebbene in condizioni critiche, speriamo possa salvarsi. Anche questo è la nostra magnifica Protezione Civile dal cuore grande".

Questo il post con cui l'assessore aveva annunciato il fatto avvenuto domenica 24 gennaio 2021. Ma purtroppo, nonostante le premesse, il lieto fine non c'era stato. Poche ore dopo, infatti, era trapelata la notizia (poi confermata) della morte dell'animale. Un decesso avvenuto non per cause naturali. E questo risvolto ha provocato un vero e proprio scossone politico.

"Dopo il salvataggio qualcuno, approfittando di una breve assenza dei residenti intervenuti, l’ha uccisa senza pietà - ha commentato il Consigliere regionale Dem, Andrea Zanoni - Sparita la coperta, sparita la cerva, al suo posto pelo e una scia di sangue nel terreno".

Parole, queste, che avevano spinto l'assessore Bottacin a una decisa presa di posizione, espressa, questa volta, attraverso un comunicato stampa ufficiale.

"A fare certe dichiarazioni ci si dovrebbe vergognare perché offendono gli uomini e le donne della Protezione Civile, protagonisti di un gesto che, invece, andrebbe soltanto elogiato - ha commentato Bottacin - Affermando certe cose, infatti, si manca di rispetto alla generosità e alla professionalità dei volontari che, vale la pena ricordare, solo nel 2020 hanno regalato alla collettività oltre 170.000 giornate di lavoro, esponendosi anche a rischi rilevanti".

Ma per il Dem la vicenda non poteva proprio concludersi così. Troppi i dubbi e le perplessità sulla gestione del salvataggio del povero animale selvatico. E le successive dichiarazioni di Zanoni spiegano il perché della reazione "a caldo" dell'assessore regionale.

"Purtroppo la storia raccontata su Facebook dall’assessore Bottacin, dove lodava il soccorso della Protezione Civile, non ha avuto un lieto fine, perché l’animale poi è morto in circostanze oscure. È un episodio su cui va fatta piena luce, viste le testimonianze di alcuni abitanti della zona che hanno scaldato la cerva, avvolgendola con delle coperte: l’animale, stremato per la fame e il freddo, dopo essere stato tirato su dal torrente non era ferito e si reggeva in piedi.

Chi l’aveva accudito si è poi assentato per andarsi a cambiare, nel frattempo l’animale è sparito e quando i residenti sono tornati, sulla neve non restava che una scia di sangue. Cosa è successo? Mi chiedo se la procedura seguita è quella corretta: è legittimo che lo stato di salute di un animale selvatico venga valutato senza la presenza di un veterinario e che l’eventuale soppressione sia effettuata da altri?".

Secondo Bottacin, tuttavia, quanto fatto dalla Protezione civile aveva perfettamente seguito i protocolli di intervento, e non ci sarebbero "zone d'ombra" in quello che ormai, data la polemica innescata, è divenuto ormai un "caso".

"I volontari di protezione civile di Auronzo – spiega Bottacin - hanno soccorso e recuperato l'animale e hanno immediatamente avvisato i Carabinieri forestali e la Polizia provinciale a cui lo hanno consegnato vivo secondo quanto previsto dalle normative. Ricordo a Zanoni – aggiunge - che né i Carabinieri né la Polizia provinciale dipendono dal mio assessorato o dalla Regione.

Pertanto non capisco perché si rivolga a me alla ricerca di chiarimenti, mettendo sempre in dubbio la correttezza delle azioni di chiunque. I Carabinieri e gli agenti di Polizia provinciale sono pubblici ufficiali e agenti di polizia giudiziaria per cui non ho il minimo dubbio che abbiano compiuto correttamente il proprio lavoro. Zanoni evidentemente la pensa diversamente".

Il Consigliere Zanoni, tuttavia, ha già annunciato che presenterà un'interrogazione per chiedere che venga fatta luce su quanto accaduto ad Auronzo.

"Sul sito della Provincia di Belluno - insiste - c’è una pagina dedicata al Recupero fauna selvatica, funzione svolta dalla Polizia provinciale, che consiste nella ‘raccolta di animali feriti, menomati, denutriti o morti e del trasporto presso una struttura specializzata nelle cure veterinarie, nel ricovero e nella riabilitazione’.

Qual è la struttura preposta? Viene effettivamente attuato quanto è messo nero su bianco oppure è soltanto una dichiarazione d’intenti? Invito ad interessarsi del fatto l’assessore Bottacin, solerte nell’aver dato la notizia del salvataggio finito male: faccia luce su quello che è successo dopo e sul perché, non è sufficiente un post per prendere ‘like’ su Facebook.

Ho ricevuto numerose segnalazioni su questo triste episodio: telefonate di gente in lacrime, singoli cittadini, residenti di Auronzo, consiglieri comunali, amanti degli animali e associazioni di tutela dell’ambiente arrabbiati per l’accaduto. Su questo fatto, e non solo, presenterò una interrogazione, che sottoporrò anche ai colleghi: dobbiamo capire cosa sta succedendo, troppo spesso da tutta la regione arrivano segnalazioni del genere, che mettono in discussione il funzionamento dei Centri recupero fauna selvatica in Veneto, sui quali a fine 2020 abbiamo depositato ben due interrogazioni ancora senza risposta".

Uno scontro politico, insomma, senza esclusione di colpi quello tra Bottacin e Zanoni:

"Il consigliere Zanoni, nel suo ennesimo intervento, insinua responsabilità della Regione lamentando che nel Bellunese non c’è un centro per il recupero della fauna selvatica. Ancora una volta i suoi argomenti sono pretestuosi e vanno rivolti altrove. Gli ricordo, infatti, che quando ero presidente della Provincia di Belluno, la struttura esisteva con personale qualificato e risultati importanti a vantaggio degli animali recuperati.

Era della Provincia, quindi le richieste di delucidazioni non vanno indirizzate alla Regione. Con un atteggiamento contro la Regione che potrebbe sembrare ossessivo, Zanoni, in prima battuta ha lasciato intendere che il sottoscritto potesse avere qualcosa a che fare con quanto accaduto dopo che i volontari della Protezione civile di Auronzo, con gesto encomiabile, hanno consegnato l'animale alla Polizia provinciale.

In seconda battuta, nella ricerca di attribuire alla Regione le responsabilità di ogni situazione, tenta di coinvolgere il collega Corazzari, lamentando, inoltre, la mancanza di un centro recupero per la fauna selvatica nelle Dolomiti bellunesi. Questo conferma che i suoi comunicati sono strumentali perché, ripeto, quando ero presidente della Provincia di Belluno, l’ente disponeva di tale centro in località Pasa. In esso abbiamo ospitato e curato cervi, caprioli, volpi, civette e molti altri animali selvatici. Non è la Regione, quindi, a dover dare spiegazioni".

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