La ricerca

Durante il lockdown 5 persone su 10 hanno sofferto di depressione

In Italia, durante il lockdown, l’88,6% delle persone sopra i 16 anni ha sofferto di stress psicologico e quasi il 50% di sintomi di depressione.

Durante il lockdown 5 persone su 10 hanno sofferto di depressione
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Sembra passata un'eternità dai momenti più complicati della pandemia da Covid-19, quelli del distanziamento e del lockdown forzato, in un epoca dove le terapie intensive erano colme e ancora non si poteva sapere se avremmo avuto un vaccino in tempi brevi. Un periodo che, seppur durato poco più di due mesi, ha avuto molti effetti devastanti non solo sulla vita di tutti i giorni, ma anche in modo più indiretto a livello psicologico e mentale.

Una ricerca dell'Università degli Studi di Padova ha evidenziato come, proprio durante il lockdown, addirittura 5 persone su 10 abbiano sofferto di sintomi da depressione. Tra di loro, i più colpiti sono stati soprattutto giovani, donne e disoccupati.

Durante il lockdown 5 persone su 10 hanno sofferto di depressione

Nel nostro Paese durante il lockdown l’88,6% delle persone sopra i 16 anni ha sofferto di stress psicologico e quasi il 50% di sintomi di depressione, con le persone più giovani, le donne e i disoccupati che si sono rivelati più a rischio. Sono questi i risultati di uno studio condotto dall’Iss e dall’Unità di Biostatistica Epidemiologia e Sanità Pubblica del Dipartimento di Scienze cardio-toraco-vascolari e sanità pubblica dell’Università di Padova, pubblicata dalla rivista Bmj Open.

Lo studio si basa su interviste somministrate via web attraverso il portale del progetto (www.prestoinsieme.com). In totale hanno risposto alla survey 5008 persone, di età media 37 anni e in prevalenza donne (63%). Qui di seguito i risultati completi:

  • L’88,6% del campione ha lamentato sintomi di stress psicologico, più frequente nelle donne (il 63% di chi ha avuto il sintomo era donna) e nei disoccupati.
  • Metà dei soggetti hanno sofferto di sintomi depressivi moderati (il 25,5%) o gravi (il 22%). Le giovani donne hanno mostrato una maggiore probabilità di sintomi gravi.
  • Il 23,3% ha mostrato un impatto psicologico moderato o severo. Anche in questo caso le donne e i giovani sono emersi come i gruppi più a rischio.
  • In generale si è assistito ad una diminuzione della qualità della dieta, con un consumo meno frequente di latticini, frutta e verdura, e, in particolare per soggetti con sintomatologia depressiva, un incremento dei consumi di cibi ricchi di grassi e zuccheri.

Il sondaggio in questione è stato utile per capire come, a fronte di determinati outbreaks pandemici, sia necessario intervenire con programmi pubblici di supporto psicologico.

“Questi risultati – concludono gli autori dello studio – possono essere utili nella valutazione complessiva delle risposte a nuovi outbreaks pandemici, perché forniscono indicazioni sulla necessità di implementare programmi pubblici di supporto psicologico per la comunità a fianco delle misure per il controllo pandemico. Questi dati sono anche per valutare quali sono le ricadute a livello di salute pubblica, potenzialmente a lungo termine, sulla popolazione, nel caso debba affrontare lunghi periodi di stress o costrizione.

La conoscenza e consapevolezza dei possibili effetti di una pandemia anche su chi non subisce direttamente il trauma della malattia, può comunque avere delle conseguenze a medio e lungo termine su ampie fasce di cittadini. Il fatto che si assista anche ad un cambiamento in senso peggiorativo di abitudini alimentari, ci pone di fronte all’evidenza che alti livelli di stress portano al bisogno di nutrirsi in modo 'consolatorio'.

L’aumento di zuccheri e grassi nella dieta quotidiana, per periodi di tempo lunghi, va ad appesantire il nostro metabolismo e ha conseguenze nello stato di salute delle persone più fragili. I risultati di una cattiva alimentazione, l’aumento di peso o l’insorgere di malattie connesse, si ripercuotono anche a livello psicologico. Agire preventivamente nell’educazione alimentare, aiuta sicuramente ad arginare le conseguenze di periodi di stress, individuali o comunitari, che registrano un costo sociale".

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