Bufera

Accoglienza profughi, a Rimini chiesti 60 euro al giorno a una famiglia ucraina

In fuga dalla guerra hanno trovato "riparo" a Rimini in un hotel. Ma invece di essere accolti gratuitamente si sono trovati a dover pagare con i pochi soldi in tasca recuperati prima di scappare dalle bombe...

Accoglienza profughi, a Rimini chiesti 60 euro al giorno a una famiglia ucraina
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Le hanno promesso accoglienza gratuita. Ma a un certo punto, inspiegabilmente, le hanno chiesto il conto: 60 euro al giorno, come se fosse una turista... e invece era una donna, con anziana madre e figlia minorenne al seguito, fuggita dalle bombe.

Accoglienza profughi, a Rimini chiesti 60 euro al giorno a una famiglia ucraina

E' fuggita dalla guerra, dalle bombe che hanno demolito la sua città, che le hanno tolto il diritto a vivere liberamente nella sua patria. E ha trovato un rifugio, un tetto, temporaneo, a Rimini, come tantissimi connazionali. Peccato che a lei, una donna ucraina, gli albergatori che le hanno messo a disposizione una stanza, le abbiano chiesto il conto. Come se fosse una turista. 60 euro al giorno.

Ombre sull'accoglienza a Rimini

E' quanto emerge da un reportage condotto dalla giornalista Serena Biondini, dal titolo "Ombre sull'accoglienza". E qui più che di ombre si tratterebbe di una vera e propria bufera. Sì, perché dei casi "sospetti" di accoglienza negli alberghi di Rimini si parla già da diversi giorni. E non erano mancati scambi di accuse, sospetti, dubbi sulla "macchina" che si è messa in moto fin dai primi giorni del conflitto. Anche il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, in una recente apparizione in pubblico, aveva invitato tutti a tenere accesi i riflettori, per evitare che il fenomeno di accoglienza dei rifugiati si trasformasse in una illegale operazione di business sulla pelle dei profughi.

Una vera e propria bufera...

Ora, però, la situazione si è davvero infiammata proprio a causa dell'inchiesta giornalistica trasmessa dal tg regionale Rai. Anche perché chi scappa dalla guerra non ha i fondi necessari per potersi permettere, come farebbe un qualsiasi turista, un soggiorno prolungato negli alberghi. E poi perché c'è un piano approvato dalla Protezione civile che predispone i fondi necessari destinati agli imprenditori per sostenere tale operazione di accoglienza. Insomma, i rifugiati dovrebbero essere accolti in modo totalmente gratuito. E invece...

Non sarebbe un caso isolato: riflettori accesi sul "sistema Rimini"

La donna, si evince dal racconto giornalistico, era scappata con l'anziana madre e la figlia minorenne. Pochi soldi in tasca, circa 300 euro. Dopo qualche giorno la donna si è trovata di fronte alla folle richiesta: 60 euro al giorno, che corrispondono, con i soldi in tasca, a cinque giorni circa. Ma al momento di tirare fuori i soldi dal portafogli, inspiegabilmente, l'albergatore non avrebbe più preteso la cifra. Forse, si immagina, per paura di essere ripreso da uno smartphone. Le tre profughe, ad ogni modo, hanno dovuto trovare un'altra collocazione. E quello raccontato, come è facile intuire, non sarebbe nemmeno un caso isolato. Un'altra donna, infatti, nei giorni scorsi avrebbe denunciato un episodio simile.

Il caso di Rimini: qui un quarto dei profughi arrivati in Emilia

Nella sola Rimini, un caso davvero particolare in Italia, ci sono oltre 4mila rifugiati, giunti in Emilia principalmente per ricongiungimenti famigliari (qui c'è una corposa comunità di connazionali ben inseriti nel tessuto del territorio). 500 si trovano ancora negli hotel (molti dei quali non avrebbero i requisiti previsti dalla Prefettura). Ed è per questo motivo che le autorità locali hanno deciso di trasferirli in centri di accoglienza. Ma siccome questi non avrebbero posti sufficienti, si è pensato di spostarli in altre regioni. Lontani da amici e parenti, dunque... Fino a qualche giorno fa solo una piccola parte ha aderito al trasferimento fuori regione, circa 130 sugli oltre 500.

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